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CRISTINA DONA’ – Intervista alla cantautrice lombarda

CRISTINA DONA’ – Intervista alla cantautrice lombarda

Torna sulle scene dopo sette anni di silenzio Cristina Donà, cantautrice lombarda, con “DeSidera” (leggi qui la recensione), album profondo, ricercato, introspettivo, con arrangiamenti curati e testi molto interessanti. Di seguito l’intervista alla cantautrice.

Ciao Cristina e benvenuta su Tuttorock. Inizierei subito nel chiederti di parlarmi del tuo nuovo album. Come sono nati i brani e perché 7 anni di distanza dal precedente?
Non avevo scadenze, né obblighi particolari che mi costringessero a pubblicare un album entro un certo periodo, inoltre l’attrazione verso progetti paralleli era più forte rispetto all’impellenza di mettere sul mercato un disco nuovo. Probabilmente avevo la necessità di nutrirmi di nuove esperienze per alimentare le mie. I brani di “deSidera” si sono formati a partire 2014 sino 2019, tranne “Senza Fucile Né Spada”, nato nella primavera del 2020. Non avevo idea di cosa avrei voluto dire, ma sentivo che il percorso della narrazione si dirigeva verso una sorta di autoanalisi personale. Un modo per capire la mia collocazione di essere umano in un mondo le cui modalità sono riflesso e risultato dei comportamenti del singolo. Saverio Lanza, produttore, musicista, arrangiatore e coautore di questo album, ha ricevuto dalla sottoscritta, frammenti di idee, attorno ai quali ha cominciato a costruire il suono del disco. Un processo puntiforme durato anni.

Musicalmente è molto ricercato e anche un po’ sperimentale. Una scelta voluta o tutto è nato spontaneamente?
L’idea dell’utilizzo di suoni elettronici è arrivata prima della scrittura dei brani. Era un’esigenza che ho comunicato a Saverio, una sorta di richiamo. I testi sono nati molto lentamente, in modo discontinuo e disordinato, appuntanti ovunque, su taccuini, sul computer, sul telefono, su pezzi di carta.  Li ho setacciati in un secondo momento per tracciare la strada delle canzoni. Una peculiarità che reputo interessante è che non abbiamo pensato di fare dei provini per poi realizzare una “bella copia”, è stata una costruzione continua. Abbiamo semplicemente tolto o aggiunto ciò che ci sembrava giusto, affinché funzionasse tutto al meglio. Ci interessava soprattutto che le canzoni esprimessero pienamente la loro natura. Saverio ha seguito pedissequamente ogni parola, creando una sequenza di suoni che scorre insieme al cantato, che muta insieme al testo, invece di un fondale compatto davanti al quale si “esibisce” la canzone. Questo ha fatto sì che ogni brano contenesse un percorso sonoro molto variegato, a volte anche straniante, perché non compiace le aspettative di uno svolgimento canonico, ma solo quelle che parevano giuste per il significato del brano.

Qual è il significato del titolo che a guardare come è scritto – deSidera – sembra avere un doppio significato?
Si rifà all’etimologia della parola desiderio, “de sidera” letteralmente “mancanza di stelle”, ma abbiamo voluto giocare sulla doppia lettura. Così com’è, potrebbe sembrare un imperativo, o la terza persona del verbo “desiderare”, oppure rimandare proprio all’etimologia. Lasciare campo libero all’interpretazione personale è di per sè un processo creativo.

“Distratti” sembra che parli delle persone, delle nostre ‘distrazioni’ che ci portano a conseguenze più o meno gravi, è così?
Certo. Viviamo in modalità multitasking con la sensazione perenne che ci manchi qualcosa, con il bisogno continuo di riempire vuoti creati dal consumismo. Spesso ci manca la lucidità per capire se ciò che stiamo facendo sia davvero necessario per le nostre vite o sia l’ennesimo inganno che ci intrappola. E’ chiaro che non si vive di sole necessità primarie, almeno in questa parte di mondo, ma il superfluo ha abbondantemente superato ogni logica. E’ inquinamento dell’anima oltre che dell’ambiente e spesso non ce ne accorgiamo.

“Come Quando Gli Alberi si Parlano”, mi ha ricordato alcune atmosfere di Franco Battiato e parli di natura, vuoi spiegare meglio il brano?
La natura in questo caso mi serve come metafora. Il brano racconta di una coppia che decide, di comune accordo, di togliersi la vita per rendere eterno il loro amore. E’ un fatto realmente accaduto ad una studentessa del quarto anno quando frequentavo il primo anno dell’Accademia di Belle Arti di Brera, nel 1986. Un evento rimasto nascosto nei miei ricordi e che si è manifestato mentre scrivevo le canzoni di “deSidera” forse a rappresentare quei desideri difficili da comprendere, quel vuoto a cui loro hanno dato senso mettendo fine alle loro vite. Gli alberi comunicano, anche se non li sentiamo: quel sussurro dei boschi mi sembrava potesse rappresentare bene la conversazione silenziosa, potente e drammatica tra i due fidanzati, poco prima che lasciassero i loro corpi.

“Senza Fucile Né Spada” è riferito al difficile momento che stiamo vivendo?
Il brano è riferito alla primavera del 2020 in Val Seriana, dove abito dal 1993. Ciò che è successo non è facilmente descrivibile. Posso usare la parola “apocalisse” senza paura di esagerare. La strage di persone lasciate a morire soffocate dal virus, senza possibilità di assistenza, privi delle cure di base, è stato devastante.

Grazie Cristina, lascio chiudere a te l’intervista, un messaggio per ascoltare il tuo nuovo album a chi leggerà l’intervista.
Grazie a te. Sono una pessima venditrice di me stessa e dunque, direi che lo sconsiglio vivamente a tutti quelli che hanno fretta. E’ un disco che richiede respiro, spazio, pazienza, voglia di immergersi, come sulla copertina, dove, tra l’altro, non è chiaro se la figura stia emergendo o il contrario.  Immagino due possibilità: la prima è quella di interrompere subito l’ascolto, l’altra è di prendersi il tempo necessario per scendere sotto il livello del mare, muniti di pinne, occhiali e bombola d’ossigeno.  Può essere che si facciano incontri interessanti.

FABIO LOFFREDO

Band:
Cristina Donà: parole cantate, cori, chitarre elettroniche, alterazioni paesaggistiche
Saverio Lanza: chitarre varie, piano, basso, tromba, cori e saette, viola, elettronica preistorica
Cristiano Calcagnile: batteria, percussioni, bagliori di suoni su “Conto alla rovescia”, “Come quando gli alberi si parlano”, “L’autunno”
Fabrizio Morganti: batterie ostinate e disperse su “Desiderio”, “Torna”, “Senza fucile né spada”, “Oltre”, “Titoli di coda”
Leonardo Ristori: violoncello su “Torna” e “L’autunno”
Simone Santini: sax, flauti, oboe su “Conto alla rovescia” e “Come quando gli alberi si parlano”

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