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COSTANZA FRANCAVILLA – Intervista all’artista

COSTANZA FRANCAVILLA – Intervista all’artista

costanza francavilla
La nota compositrice romana (ma anche producer ed affermata ingegnere del suono) che oramai vive da una decina di anni nella paradisiaca Ibiza, ci parla della sua quadrupla pubblicazione avvenuta nel novembre 2019, in cui l’ascoltatore si trova di fronte ad un assorbimento di flussi di atmosfera e suoni meditativi che mettono in luce aspetti nuovi di quel che per facilità di catalogazione viene definito ambient.  Attraverso le sue parole ci racconta una vita artistica che ha visto i suoi primi approcci con Tricky, ma anche delle esperienze di formazione che l’hanno portata a comporre ed a crescere dal punto di vista artistico tra  musiche per serie tv (C.S.I., Nikita, ecc..) e trailers di notevole richiamo (Blade Runner su tutti), dedicandosi nel contempo ad una ricerca sonora ove synth modulari ed analogici incarnano il ruolo di inseparabili compagni di  viaggio e lo studio di registrazione il personale quanto più ideale regno di Costanza.

Innanzitutto benvenuta tra le pagine di tuttorock.com. La storia ci ha sempre fatto notare che l’uomo (in questo caso la donna) da un piccolo centro ci si muove in direzione di un grande centro urbano. Per quanto Ibiza non sia proprio un centro di grandezza contenuta, dalle note biografiche apprendo del tuo spostamento da Roma verso le Isole Pitiuse; cosa ha influito – se posso chiederlo, –   per operare questa scelta, più motivi personali o artistici o un’equilibrata miscela tra i due?
Fin da bambina ho sempre desiderato distaccarmi dall’ambiente urbano nel quale sono cresciuta ed anche nonostante le mie molteplici esperienze fatte a Londra (studi e laurea in architettura), New York (ideazione e fondazione dell’etichetta Zerokilled Records) ed in Svizzera dove ho conosciuto il mio attuale compagno, ho sempre sentito una forte attrazione per un ambiente naturale e diverso dal concetto di città che mi ha aiutata a crescere. Se i motivi personali hanno motivato quanto appena detto, la scelta artistica di non voler essere sotto i riflettori ha preso forma proprio a seguito dell’esperienza con Tricky (popolare musicista inglese ed all’anagrafe noto come Adrian Thaws , n.d.a.), per il quale ero in veste di cantante (più avanti anche sua co-producer) e che mi ha consentito di essere a lungo in tour con lui, partecipando al festival di Glastonbury e al London Meltdown.  Unire un’esistenza immersa nella popolarità ed equilibrata da una tranquilla vita personale, non mi ha mai molto attratta, preferendo sicuramente un ruolo più distante dal clamore e dal successo in senso stretto e trovandomi più a mio agio in una vita da compositrice che fa anche dello studio di registrazione la propria casa.

Quando ho visto il tuo nome tra i musicisti su cui dover scrivere, la mia testa è volata subito al tuo coinvolgimento in brani per le serie tv CSI, NIKITA e RINGER.  Cosa puoi dirci di queste esperienze?
Beh, in realtà è tutto collegato.  Le esperienze di compositrice sono sempre ben salde alla mia esperienza con Tricky, in quanto molti dei brani che ho composto in quegli anni (parliamo del principio dei 2000), sono finiti in alcune colonne sonore tra cui C.S.I.. Da allora i miei contatti con i music supervisor (i cosiddetti “registi della musica”), sono aumentati in modo da potermi trovar nella condizione di essere apprezzata non solo per il ruolo di cantante con cui mi ero fatta inizialmente conoscere, ma anche come autrice di brani. Negli anni poi ho spinto anche la mia attività verso la composizione di brani per trailers; oggi dopo una quindicina di anni in questo specifico settore mette nella condizione chiunque voglia delle particolari sonorità di atmosfera di sapere a priori cosa poter ottenere dalle mie composizioni.     

….ed ovviamente non poteva mancare quanto da te fatto per il  music trailer che ha visto il ritorno di Harrison Ford con BLADE RUNNER 2049.
L’esperienza BLADE RUNNER, nacque in quanto il mio agente di Los Angeles che era in contatto con le produzioni cinematografiche ed il dipartimento marketing dei film, mi avvisò mesi prima se mi fossi potuta occupare di scrivere le musiche del trailer. Iniziai così a buttare giù delle idee da proporre e feci una versione rivisitando il tema di Vangelis, utilizzando gli strumenti che ho a disposizione (mi mostra il suo superbo studio fatto di synth modulari ed analogici, ma anche i Juno della Roland e minimoog). Dall’interesse per quanto stavo scrivendo iniziò un back & forward che portò a poi ad una stesura definitiva del brano, sempre in linea con le mie prime idee.

Giungendo come è giusto che sia ai nostri giorni, vista l’ingente quantità di materiale che hai messo su nastro, possono le pubblicazioni immesse sul mercato a fine novembre scorso come dirette figlie di una ricercata e poi trovata armonia, dovuta all’ambiente che adesso ti circonda?
Intanto mi sembra giusto di che queste quattro uscite discografiche sono frutto di anni di lavoro. Lavorando al di fuori del mercato discografico, sono impegnata nello scrivere musiche per film, telefilm, trailers, che è il mio lavoro principale ma non trascurando assolutamente le mie esigenze artistiche. Ho la necessità di scrivere musica, non solo perché facente parte di un progetto … ho sempre bisogno di stimoli esterni. In questo periodo in cui la pandemia che stiamo vivendo (siamo in epoca di COVID-19, n.d.a.), condiziona la vita quotidiana e ne sto raccogliendo i numerosi input. I lavori pubblicati (running time per tutti intorno ai 24 minuti ……)  a fine novembre del 2019 sono frutto dell’esperienza di questi ultimi anni che mi ha portato a pensare, che sarebbe stato un peccato far rimanere quella gran quantità di musica che avevo creato, fruibile solo per chi avrebbe visto i prodotti in video per cui era stata realizzata. Ho deciso poi di far uscire sul mercato tutti e quattro i lavori anche un po’ per liberarmi in un certo senso della musica che avevo composto, potendomi così dedicare a della nuova scrittura. Negli ultimi tempi mi sono ancor più avvicinata alla musica ambient coniugata alla meditazione, separando il suono più cinematico di FREE MEN e FRIEDKIN UNCUT   da quello più sperimentale.

Mentre i brani di FREE MEN e FRIEDKIN UNCUT sono in grado di  captare l’attenzione di chi ascolta ancor di più se accompagnate dalle immagini per cui sono state concepite, quanto fatto per  CHILDREN OF THE UNIVERSE  dimostra una potenzialità di ascolto ancor di più ad ampio raggio (forse più esplorativo), dando all’ascoltatore la possibilità di chiudere gli occhi e far scorrere le immagini che più ben gli si adattano. Quale è stato l’elemento in grado di scatenare composizioni così diverse e magicamente immersive?
CHILDREN OF THE UNIVERSE è stato per me un momento di svolta, nel senso che le musiche sono nate per un documentario che parla di alcuni bambini svizzeri che vengono guidati da un’astrofisica della NASA a scoprire l’universo. È un documentario molto toccante ed etereo che tocca temi anche molto profondi: bambini di 8-9- anni che si rendono conto di cosa sia realmente l’universo, dicendo anche cose molto profonde. A me questo documentario ha toccato moltissimo e la regista di questo film è una mia cara amica (la regista svizzera Camille Budin, n.d.a.), venendo da me ad Ibiza. La musica di CHILDREN OF THE UNIVERSE è stata per me come una nuova nascita, una scoperta della musica come strumento di meditazione ma anche di tramite con l’universo, facendomi comprendere che quella voglia di ricerca è sempre stata in me… musiche che rappresentano anche un modo possibile per avvicinarsi ad una condizione di catarsi. 

Personalmente ho trovato le quattro composizioni scelte per ENCODED DREAMS, veri e propri esempi di una inebriante cosmicità dal forte impatto ipnotico, la cui effettiva riuscita mi porta a dubitare della possibilità di aver composto il tutto in una notte (come descritto sul press kit).  Raccontaci come sono nati i pezzi.
Sì, le musiche di questo lavoro sono effettivamente nate in unta notte. Mi preme dire però… io lavoro con un violoncellista incredibile che si chiama Stefano Cabrera (arrangiatore anche di De Gregori) con cui mi sono trovata molto dal punto di vista artistico. Non essendo un’amante dei suoni finti invio a Stefano le melodie da me concepite al pianoforte chiedendo di riportarle con il violoncello. La mia predilezione va verso i miei synth analogici o comunque la musica acustica vera. Di solito scrivo nella notte ed in una notte, dedicandomi magari all’arrangiamento, solo nei giorni successivi. La musica secondo me deve nascere di getto!  Il mio essere straight edge (stile di vita che tra alcuni dei suoi punti fermi prevede un’esistenza con assenza di tabacco, alcool, droghe, n.d.a.) trovando la mia piena soddisfazione proprio nella composizione che mi ha sempre fatto vedere la musica come una necessità, un mezzo per alterare il mio stato di coscienza. Pensa che Owen Harris (regista per la serie antologica britannica BLACK MIRRORS) mentre si trovava qui ad Ibiza a lavorare al montaggio di un film, mi chiese di comporgli dei brani capaci di trasmettere quel senso di “passaggio dalla luce al buio”, in grado di generare emozioni intense, così mi chiusi nello studio dando vita ai quattro brani insieme a delle parti di violoncello di cui già disponevo.

L’attività live ti ha portato nel dicembre scorso a Roma ed a Milano ed a Barcellona nel prossimo mese di marzo a rappresentare la tua performance live dal titolo “Exploring Theta Waves”. Cosa dovrebbe convincere un ascoltatore dei tuoi dischi a venire a vederti dal vivo, considerata la peculiarità dei tuoi suoni che con maggior facilità si rendono maggiormente permeabili proprio tra “quattro mura”?
Quel che sto portando in giro dal vivo è proprio una sorta di esperimento vicino al percorso di meditazione che come già ho detto, ho intrapreso da diverso tempo. All’università ho studiato fisica acustica e l’unione tra scienza, musica, l’antropologia e la psicologia nonché gli effetti degli stati di coscienza, mi hanno sempre affascinato. Quando poi ho iniziato a studiare le tecniche di terapia del suono ho scoperto la binaural beats therapy che per dirla in breve, non è altro che la capacità di percezione da parte del cervello, della differenza tra due differenti toni costanti applicati alle nostre orecchie. In relazione a quanto appena detto, la scoperta che quando una nostra condizione di rilassamento ci porta a percepire le frequenze dai 4Hz ai 12Hz, il nostro cervello di conseguenza si intona adattandosi a quanto percepito dalle nostre orecchie colmandone la differenza di frequenza percepita. Con l’esperienza live di Theta Waves, cerco proprio attraverso i miei synth modulari e relativi oscillatori di intonare delle frequenze che stimolano il cervello. Tra le caratteristiche prioritarie delle mie performances, vi è quella di essere dotati di cuffie senza fili, lasciando agli spettatori anche la possibilità di distendersi e di godere anche a luce spenta del profumo di candele, creando un’atmosfera di vera meditazione (stati di trance che è possibile trovare in numerose culture antiche) ove il mio accompagnamento con sonorità prettamente ambient e layer appositamente costruiti sui beat binaurali. Il tutto diviene un’incredibile esperienza meditativa che porta pian piano ad abbandonare i beat divenendo un tutt’uno con la parte musicale. In questo periodo considerando la situazione attuale e visto che non vi saranno occasioni di poterci ritrovare a breve in uno spazio al chiuso sdraiati l’uno accanto all’altro (non dimenticheremo mai la quarantena del COVID-19  n.d.a.),  sto cercando di vedere se sarà possibile, vivere la stessa esperienza creando una simile esperienza in versione on-line.   

Grazie per il tuo tempo e sperando di rivederci presto (e chissà magari prima o poi potremmo tornare tutti anche ad abbracciarci;-)), un grande in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.

CLAUDIO CARPENTIERI 

Band:
Costanza Francavilla – voce

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