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CELESTE – Intervista al tastierista e co-fondatore Ciro Perrino

CELESTE – Intervista al tastierista e co-fondatore Ciro Perrino

Una storia che dura circa 50 anni quella dei Celeste, una storia che esiste ancora oggi e che continuerà nel futuro. Ne ho parlato già sulle pagine di Tuttorock per quanto riguarda la recensione di “Il Risveglio Del Principe”, uscito nel 2019 e dell’ultimo “Il Principe Del Regno Perduto” (leggi qui la recensione) uscito nel gennaio di quest’anno. In quest’intervista il tastierista e co-fondatore Ciro Perrino ci racconta la storia della progressive rock band, il suo presente e il suo futuro e di altri progetti che stanno per nascere.

Ciao Ciro e benvenuto su Tuttorock.com. Come stai?
Grazie Fabio. Sto bene come spero lo stesso per te. Ti ringrazio per la tua ospitalità e per questa bellissima opportunità di poter parlare alla tua vasta platea del nuovo album dei Celeste “Il Principe del Regno Perduto”.

I Celeste sono una lunga storia che sta per compiere 50 anni, come nasce l’idea della band e del suo nome?
Celeste come organico e come esperienza è nato come conseguenza dello scioglimento della mia precedente band Il Sistema. Rimasi inattivo per circa 6 mesi, il tempo necessario per schiarirmi le idee su come proseguire. Dopodichè ricontattai Leonardo Lagorio, che aveva fatto parte appunto de Il Sistema nella seconda parte dell’attività della band, per vedere se fosse possibile riorganizzare qualche cosa insieme ma su basi totalmente differenti rispetto a quanto espresso nei due anni precedenti. E dopo lunghissime telefonate ed incontri stilammo una sorta di protocollo su come affrontare una nuova sfida. Avremmo abbandonato il rock come sino a quel momento lo avevo inteso ed interpretato per dare più spazio e “visibilità” alle nostre radici mediterranee ed italiane. Quindi più importanti le melodie e gli arrangiamenti di stampo magari più classicheggiante ma senza dimenticare le lezioni di un certo tipo di jazz, di musica folk e di atmosfere sognanti. Il nome nacque da una frase di un nostro amico assiduo frequentatore delle sessioni di prove. Assisteva sempre in religioso silenzio senza mai profferire parola, sinchè un giorno, neppure interpellato disse: “Ragazzi lo sapete che quando voi suonate mi fate venire in mente la bellezza e lo splendore del cielo quando è completamente celeste?” Di lì a comprendere che quello sarebbe stato il nome della band il passo fu veramente breve! Fu così che lo adottammo come nostro nome più che emblematico.

Nel 1976 esce “Principe Di Un Giorno”, chi è quel principe?
La storia del Principe nasce da una mia visione generatasi da un lontano ricordo ed un’esperienza in età giovanile. In occasione di un campeggio estivo – avevo 14 anni – durante l’attraversamento di una vallata sulle Alpi Marittime, ad una discreta altitudine, il sacerdote che ci faceva da guida, in tutti i sensi, ci fece montare le tende per la notte in prossimità delle sponde di un minuscolo laghetto alpino chiuso fra le montagne. Io passai la notte a fantasticare seduto vicino a quelle acque profonde, scure ed immobili dove si riflettevano le stelle. Immaginai che là sotto, in fondo in fondo vi fosse un trono di pietra con seduto sopra un Principe deluso dell’esperienza vissuta fra gli Umani con la sola compagnia del suo fido scudiero Eftus ed un cavallo bianco.

Poi qualche altro album e nel 2019 esce “Il Risveglio Del Principe”. Perché tutti questi anni per risvegliare il principe e il suo significato?
Per anni ho provato a riunire la band con i suoi membri originali ma per un motivo o per l’altro mi è sempre stato risposto picche. Per cui ad un certo punto, esaminando fra tutto il mio materiale di spunti musicali, mi accorsi che avevo moltissime frasi, brani già mezzi impostati che non essendo adatti ai miei progetti personali da solista, sarebbero stati ideali per essere usati per i Celeste. Ne rispecchiavano lo stile e lo Spirito. Non avrebbero fatto rimpiangere “Principe di un Giorno”. Occorreva però adattarli al meglio ed assegnare loro la giusta strumentazione e gli arrangiamenti più consoni. Tentai allora ancora una volta di riunire i vecchi compagni di viaggio ma con l’ennesima mancanza di entusiasmo decisi di  proseguire da solo accettando questa nuova sfida.

Ad inizio 2021 è uscito “Il Principe Del Regno Perduto”. Parlami del processo compositivo.
Dopo l’uscita de “Il Risveglio del Principe” nel 2019 compresi che l’avventura poteva continuare. In fondo nel progetto di quasi 50 prima io avevo bene in mente e nel Cuore che si sarebbe trattato di una trilogia. La storia del Principe doveva continuare quindi e concludersi con una terza uscita: “Il Principe del Regno Perduto”. Da quando ho ripreso le fila del discorso interrottosi quasi mezzo secolo fa debbo ammettere che a livello di processo compositivo non ho avuto grossi problemi. Avevo già molti spunti, fraseggi interi, atmosfere concluse. L’unico nodo da affrontare era quello di cercare di rimanere coerente con un certo “ambiente” tipico dei Celeste. Mi spiego meglio. Rispettare lo Spirito del discorso emozionale, restargli accanto senza tradirne il linguaggio e l’espressività. Occorre che io ricordi che nella primissima formazione, quella originale del 1972/77 non avevo scritto una sola nota del materiale di “Principe di un Giorno”. Mi era stato imposto ed ero stato limitato nel ruolo di autore delle liriche. Ecco perché la responsabilità che mi sono sentito addosso è stata particolarmente gravosa. Mi sono sentito e mi sento tuttora al servizio del progetto Celeste. Io non sono Celeste. Io servo Celeste. Ho molte idee che metto appunto al servizio.

Il significato dei testi e se sono legati anche come concept i 3 album.
Certo come ti dicevo sin dall’inizio avevo concepito la parte della storia del Principe come un “unicum”. Nelle liriche, che sono spesso ermetiche, ho cercato attraverso immagini e scenari metaforici di raccontare le vicende che portarono il Principe, in un primo momento, a rifugiarsi come in una sorta di esilio volontario nelle profondità del laghetto alpino, per poi “risvegliarsi” e decidere di uscirne per tornare a rivedere quel mondo dal quale da troppo tempo mancava. Ed infine con l’ultimo capitolo di avviarsi verso nuove frontiere dalle quali un giorno tornare. “Forse …… forse”.

Quali sono le differenze tra i 3 album?
Un sottile “Fil Rouge” lega queste tre esperienze. Io personalmente avverto solo le differenze tecniche. In tutti questi anni siamo tutti migliorati dal punto di vista della tecnica strumentale. Siamo meno ingenui. Ma lo Spirito è sempre quello. Cinquant’anni e più di militanza penso che contino e facciano la differenza. Da più parti – lasciando la parola a chi in tutti questi anni ha seguito Celeste – abbiamo ricevuto attestati di stima e la maggior parte delle persone ha osservato che poco è cambiato da “Principe di un Giorno” all’ultimo album “Il Principe del Regno Perduto”. Mi spiego. Se di atmosfere e tematiche stiamo parlando direi che Celeste è rimasto coerente con i propositi degli inizi. Qualche piccola novità si è inserita o è stata inserita ma nulla ha cambiato l’assetto del messaggio della band.

Come nasce il tuo amore per il rock progressivo?
Io sono nato con la musica beat, suonando le cover di chiunque di quel periodo, dai Bee Gees a Jimi Hendrix, ai Beatles, ai Kinks, dai Rolling Stones agli Small Faces. Il passaggio al Rock fu naturale. Neppure me ne accorsi. Mi ritrovai a suonare covers dei Nice, dei primissimi King Crimson, dei Black Sabbath, dei Jethro Tull, degli Spooky Tooth e poi le prime composizioni originali con Il Sistema e poi sempre con Il Sistema nel 1969 la prima vera versione, mai suonata da altri, de “Una Notte sul Monte Calvo” di M.  Musorgskji. Però per me e non solo per me era ancora soltanto Musica Rock.  Musica classica in chiave Rock. Dopo si sarebbe chiamato Rock Progressive. Ma forse io ormai ne ero lontano ma non nel cuore. Infatti quando scrivo, ancora oggi, per i miei progetti solisti, anche in quelli per pianoforte solo, sono ancora in quell’ambito.  Sono cose che non si possono dimenticare o bypassare.

Sarà difficile presentarlo dal vivo per via del Covid, cosa pensi di tutto questo e se appena tutto finirà tornerai on stage presentando, non so, magari tutti e 3 gli album insieme?
Sarebbe bellissimo in tempi brevi poter presentare dal vivo tutto il progetto. Come un viaggio pieno di fascino e ricco di immagini. Il problema più importante, come sempre, è quello di riuscire a far conciliare le tante anime di Celeste in un unico spettacolo. Tutto si supera. Le richieste di tenere concerti non mancano di certo. Ci lavoreremo senz’altro.

Come hai scelto i tuoi compagni di avventura nella band?
Non ho avuto che l’imbarazzo della scelta. Sanremo ed il circondario pullula di musicisti di grande talento. Ho parlato con molti di loro che, per la maggior parte, non avevano avuto mai esperienze Prog ma si sono dimostrati entusiasti. L’estrazione di ognuno di loro è ed è sempre stata prettamente jazz ma è stata proprio grazie a questa loro inclinazione ed al loro linguaggio comune che sono riusciti ad infondere dei sapori e dei colori particolari a tutte e due i progetti. Ho chiesto anche “aiuto” nella vicina provincia di Cuneo da dove proviene Francesco Bertone per avere la collaborazione di un bassista di prim’ordine, scelto anche perché fa in genere coppia fissa con Enzo Cioffi, formidabile batterista di Sanremo. Loro sono il motore ritmico/creativo di Celeste. Insostituibili! Di Sanremo anche l’eclettico violinista Sergio Caputo che ha dato un contributo eccezionale con le sue trovate e le improvvisazioni al limite del credibile. Su Imperia invece ho ottenuto la collaborazione di altri due fantastici musicisti. Mauro Vero che ha curato tutte le chitarre, acustiche ed elettriche, e che ha dato, grazie al suo talento, quel sapore più rock indispensabile ad un progetto come questo. L’altro musicista è Marco Moro che ha contribuito in maniera eccellente alla cura di tutti i fiati a lui affidati. Il “Mastro de’ Venti” come lo chiamo io. Tutti i tipi di flauti dal flauto basso sino alla gamma completa dei flauti a becco rinascimentali e poi il sassofono tenore e baritono. Senza dimenticare gli ospiti. Tutti provenienti da Genova. E qui vorrei ricordarli. Paolo Maffi che ha prestato la sua arte con le improvvisazioni ai sassofoni soprano, contralto e tenore. E poi Edmondo Romano che ha espresso il meglio di sé con gli strumenti etnici a fiato. Alessandro Serri alla chitarra elettrica e alle invenzioni delle voci tenorili e corali e poi ultima ma non ultima Anna Marra che ha regalato momenti di pura bellezza con la sua voce ora classico/lirica, ora sperimentale e sognante. E poi Marco Canepa, con il quale collaboro dal 1994, l’epoca del mio “ Moon In The Water” – progetto solista di quell’anno – che oltre ad avere curato i missaggi, in qualità di Sound Designer, ha suonato tutte le parti di  pianoforte acustico. E fondamentale è stata l’opera di Alessandro Mazzitelli che ha registrato tutto l’album in qualità di fonico.

Molto particolare anche il disegno di copertina, quale è il suo significato?
Con quest’ultimo progetto, forse in maniera provocatoria, ho deciso che era venuto il momento di abbandonare il classico colore bianco che sino a quel momento aveva contraddistinto i Celeste. Per cui ho chiesto ad un caro amico disegnatore e fumettista, Larry Camarda, di dare corpo con la sua arte alla figura del Principe dopo avergli raccontato dettagliatamente la storia e le vicissitudini da me immaginate. Senza suggerirgli nulla. Quando chiedo la collaborazione in qualsiasi ambito artistico e creativo non intervengo, non suggerisco e non censuro nulla. Mi fido. Ed è stato così che Larry mi ha presentato la copertina con il viso del Principe come imprigionato nei ghiacci del laghetto, con tutt’intorno le alte montagne. Non si poteva desiderare di più. La metafora ha trovato spazio nella realtà. Poi chiaramente ognuno può vedervi ciò che preferisce e ciò che gli viene suggerito dal proprio cuore.

Del Ciro Perrino solista invece? Dopo averci fatto esplorare i Pianeti con “Planets”, hai altre cose in programma?
Sempre in pieno fermento con cento idee. Ma occorre sceglierne una o due e seguirle e lentamente costruirle con Amore e Saggezza. Sto preparando il seguito di SOLARE. Ho già tutti i brani scritti ma dovendomi confrontare con un album che è diventato un classico, sento molto la responsabilità di non deludere innanzitutto me stesso e poi chi ha amato ed ama tuttora quell’album.

Altri progetti in preparazione?
Assolutamente già in movimento. In testa chiaramente la preparazione del prossimo capitolo di Celeste che prenderà le distanze dalle avventure del Principe per occuparsi di altre tematiche ed argomenti. Vorrei riuscire, questa volta, a non far passare 2 anni per consegnare il nuovo album. Magari 18 mesi. Sto riascoltando anche una messe enorme di nastri de Il Sistema e chissà che non ne venga fuori un bel disco magari doppio pieno zeppo di inediti. I presupposti ci sono tutti. E poi sull’onda di tante richieste che continuano ad arrivarmi la molto probabile ristampa dell’unico concerto tenuto nel 1979 da quella che è stata la mia ultima band: LA COMPAGNIA DIGITALE. Il CD pubblicato da Mellow Records nel 1993 è ormai out of stock ed introvabile da decenni. E magari anche un ST. TROPEZ con composizioni nuove di zecca? Tra l’altro a giugno vi sarà la ristampa in doppio vinile e cd dell’unico album della band uscito nel 1992.

Tu sei di Sanremo ed ogni anno la città è ‘invasa’ dal festival, come vive un sanremese appassionato di prog quei momenti?
Faccio la spesa per 20 giorni e poi procuro di non frequentare la mia città che in quei giorni non riconosco più così invasa, sconvolta da orde di personaggi che con la Musica hanno ben poco a che spartire. Parcheggi inesistenti perché monopolizzati da televisione varie, la rete intasata e che diviene lentissima. Folle oceaniche alla ricerca dell’autografo e del cantante di turno. Un delirio! Meglio stare alla larga. Oppure come facevo anni fa. Me ne andavo a Barcellona da un mio carissimo amico musicista a curare qualche produzione aliena al mio ambiente usuale tanto per distrarmi e divertirmi. E poi poter tornare nella mia Sanremo ormai svuotata dopo avere riacquistato la sua calma energia di tranquilla città di provincia.

Grazie Ciro, chiudi l’intervista come vuoi, un messaggio per entrare nel tuo mondo musicale.
Vorrei davvero ringraziare tutti coloro che hanno accolto con entusiasmo e calore davvero “avvolgente” questi due ultimi progetti targati “CELESTE”. Cercherò di continuare ad offrire, facendo del mio meglio, altri momenti di musica. Ricordo qui che fra breve (giugno prossimo) vi sarà la ristampa dell’album di ST. TROPEZ questa volta in doppio vinile colorato con due inediti e la riproposta anche in CD con un inedito diverso da quelli presenti nel vinile. Spero che anche questo incontri il favore degli appassionati. E poi ho altre chicche in preparazione ma magari ne parleremo più avanti. GRAZIE!!!!!

FABIO LOFFREDO

Band:
Ciro Perrino: Mellotron, solina, eminent, Elka Rhapsody, Farfisa, Organo Hammond, Mini Moog, ARP 2600, ARP Odyssey, pianoforte, piccole percussioni e voce solista
Francesco Bertone: Basso
Enzo Cioffi: Batteria
Sergio Caputo: Violino
Marco Moro: Flauto, flauto a becco, sax tenore e sax baritono
Mauro Vero: chitarra acustica e elettrica

Special Guests:
Marco Canepa: Pianoforte
Paolo Maffi: Sax soprano, sax alto e sax tenore
Anna Marra:  Voce nei brani “Baie Distranti”, “L’Ultimo Viaggio Del Principe” e “Viola, Arancio e Topazio”
Edmondo Romano: Sax soprano, clarinetto, chalumeau, duduk e low whistle
Alessandro Serri: Voce nel brano “L’Ultimo Viaggio Del Principe”
Ciro Carlo Antonio Perrino: Voce recitante in “Tornerai Tramonto”

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http://www.italianprog.com/a_celeste.htm