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Cara Calma – intervista su Itami

Cara Calma – intervista su Itami

In occasione dell’uscita di ITAMI abbiamo intervistato i Cara Calma, che tanto tranquilli non sono proprio…

Ciao Cara Calma e benvenuti tra le pagine virtuali di Tuttorock! Conoscete quel detto popolare? “Chi è calmo, è padrone di sé”… nella vita di tutti i giorni siete tipi ‘calmi’ o vi ritenete delle ‘teste calde’?

Sicuramente non siamo degli attaccabrighe anche se ogni tanto qualche neurone si infiamma. In generale direi nella norma.

Il titolo del vostro quarto album, prende in prestito un termine della lingua giapponese: un idioma meraviglioso in quanto permette di riassumere in maniera molto concisa concetti complicati. ITAMI si rifà ad un dolore fisico, emotivo, psicologico. Tuttavia i singoli racchiusi al suo interno hanno nomi forzatamente ad effetto, quali ad esempio “Fare Schifo”, “Brescia Inferno”, “Male Cane” e in ultimo “Anime e Ket4mina”, che evocano più rapidamente l’immagine di una curva di ultrà o di un concerto hardcore punk, rispetto al concetto di morigeratezza ed ordine giapponesi che esprime “Itami”. Come mai la scelta di termini così apparentemente dissonanti?

I contrasti ci sono sempre piaciuti. Così come il nostro nome che è in netta contrapposizione al nostro genere musicale, abbiamo pensato ad una parola che potesse racchiudere tutte le esperienze e le emozioni descritte nel disco ma che non svelasse troppo così da lasciare spazio alla sorpresa una volta ascoltato il disco.

Entrando più nel dettaglio, singoli come Anime e Ket4mina affrontano la tematica del dolore in maniera molto specifica. Qui si parla dell’uso di sostanze stimolanti che permettono di ‘evadere’ momentaneamente dal seminato, cito il testo: “distruggermi fino all’osso è un’abitudine. Sono le sei del mattino e non abbiamo dormito, tu sentimi il polso o se il respiro se c’è, dammi dell’endorfina”. In che modo pensate che la società percepisca queste forme di fuga e secondo voi, quanto sono influenti nella cultura giovanile?

L’argomento è un evergreen, mettiamola così. Nella canzone abbiamo cercato di descrivere la sensazione di cadere a terra spingendosi sempre più verso il limite. La ricerca di evasione dal dolore emotivo è sempre stato un tema piuttosto caldo nei nostri pezzi, d’altronde scriviamo di quello che conosciamo meglio. La società, secondo noi, è sempre più improntata su una ricerca costante dell’automiglioramento che spinge le persone a non essere mai appagate perché sopraffatte dalle proprie aspettative; è una società tossica che ti spinge all’evasione per tirare il fiato.

Non avete il timore di dare un cattivo esempio? Come rispondereste a chi vi giudica?

Un colpo di Ketamina è sicuramente cento volte meno nocivo di un testo di Tony Effe.

E’ peculiare quanto il dolore in Itami non sia rappresentato come una condanna, bensì come un passaggio “obbligato” che una volta affrontato e compreso può diventare il motore di una crescita personale. Sicuramente un bel messaggio. Ma il dolore è veramente necessario ed imprescindibile?

Nessuno lo cerca ma tutti lo trovano. Le cadute nella vita arrivano che tu lo voglia oppure no, si tratta solo di sapere affrontare questi momenti, lasciarli andare e imparare a gestirli quando la vita è pronta a darti un altro calcio nel culo.

Considerate “Fare schifo” o “repellere” un concetto negativo?

Assolutamente no. Come si capisce dal testo “Fare Schifo” per noi vuol dire festa, la canzone anche se con degli sprazzi nostalgici è probabilmente uno dei pochi pezzi del disco che si potrebbe considerare positivo.

La scrittura di testi che trattano la vulnerabilità è una caratteristica tipica del genere emocore. Come vi sentite ad essere associati a questa sottocultura?

Beh noi veniamo da lì in fondo, perciò l’associazione non ci può far altro che piacere.

Pensate che l’ emo sia una forma di espressione genuina o una “stereotipizzazione” estremizzata?

Direi genuina, la poetica emo spesso descrive perfettamente lo stato d’animo delle persone

Tuttavia il vostro sound è molto radiofonico e meno grezzo dell’emocore. Quali sono le vostre ispirazioni?

I nostri ascolti da sempre sono parecchio eterogenei, passiamo dal rock, punk all’elettronica, al country americano, insomma non siamo dei veri e propri puristi e penso che questo si capisca anche dalla scrittura delle nostre canzoni.

La copertina del disco, in stile “anime”, mi ricorda vagamente lo stile di Yoshiyuki Sadamoto per Neon Genesis Evangelion. Avete tratto ispirazione da questo artista?

Assolutamente sì, Cesare il nostro chitarrista che si occupa di tutta la parte grafica è molto affezionato a quello stile e infatti ha cercato di portarlo all’interno di questo disco. L’idea di utilizzare il giapponese in realtà è una diretta conseguenza del progetto grafico iniziale.

In mezzo a tanti EP sfornati alla velocità della luce, scegliete di pubblicare un corposo album di 10 tracce che dura una trentina di minuti. Qual è il vostro asso nella manica?

Il nostro asso nella manica è accendere il furgone e andare a suonare. Siamo una band che trova la sua massima espressione nel live.

Dove potremo incontrarvi a breve?

A breve ci sarà questo piccolo tour di 5 date, saremo a:
20 marzo Brescia Latteria Mollloy,
18 aprile Torino Capodoglio,
19 Aprile Mezzago (MB) Bloom
3 Maggio Firenze Glue
9 Maggio Roma Traffic.

Ma stiamo già lavorando al tour estivo quindi ci si vede in giro.
Ah e ovviamente siete tutti invitati a venire a Fare un pò di Schifo con noi!

SUSANNA ZANDONÁ