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BANCO DEL MUTUO SOCCORSO – Intervista al tastierista e fondatore Vittorio Nocenzi

BANCO DEL MUTUO SOCCORSO – Intervista al tastierista e fondatore Vittorio Nocenzi

Il Banco Del Mutuo Soccorso torna con “Orlando: Le Forme Dell’Amore” (leggi qui la recensione), album splendido, articolato, tecnico ed egregiamente suonato. Le tematiche partono dall’Orlando Furioso di Ariosto, attraversando 500 anni di storia arrivano ai giorni nostri. Un album da ascoltare con attenzione per apprezzarne tutte le sue sfumature. Ne ho parlato telefonicamente con Vittorio Nocenzi, tastierista e fondatore della band. Di seguito l’intervista.

Ciao Vittorio e benvenuto su Tuttorock. Come stai? Finalmente il tuo Orlando Furioso ha preso vita!
Ciao, si sto molto bene grazie ed entusiasta dell’album e proprio stamattina stavamo provando e mi sono realmente emozionato risuonando e provando i brani.

Ho detto finalmente perché è stata una lunga gestazione, 9 anni circa ma “Orlando: Le Forme Dell’Amore” è realtà. Torniamo indietro a 9 anni fa, come è nata l’idea?
Si esatto! Era il 2013, la mattina eravamo in studio di registrazione, io a Francesco Di Giacomo e il mio terzo figlio, Michelangelo Nocenzi che ci disse, ‘mi potete dare 5 minuti?’ e noi logicamente gli abbiamo detto ‘certo!’  e lui ’tra un po’ di anni, il 3 maggio 2022 saranno 50 anni dalla pubblicazione del primo album, quel famoso Salvadanaio. Il primo brano di quel disco cominciava così, ‘lascia mettere le briglie del tuo ippogrifo o Astolfo. Sfrena il tuo volo dove più ferve l’opera dell’uomo’, non sarebbe bello tornare dove tutto è iniziato? Per celebrare l’anniversario non sarebbe bello scrivere un album tutto dedicato all’Orlando Furioso?’. La cosa mi colpì molto perché aveva 22 anni, ma non si limitò solo a consigliare, ma ci fece sentire un brano, che parla del momento in cui Orlando dichiara il suo amore ad Angelica e lei lo respinge ed è il l primo brano che abbiamo registrato, “Non Mi Spaventa Più L’Amore”, il primo tango argentino del rock progressive, un brano così potente, viscerale e passionale, con le chitarre di Filippo Marcheggiani e di Nicola Di Già così potenti ed emozionanti e anche con la partecipazione al pianoforte di Michelangelo. E’ stato un modo anche per ripristinare le due tastiere nella storia del Banco e sono stato libero di suonare anche la fisarmonica e gli altri strumenti come ad esempio l’organo Hammond. Un brano che ha una grande forza ed è molto emozionante secondo me. L’idea del concept è quella di rileggere fedelmente il poema, ma regalandoci anche qualche libera licenza, anche per abbinare il tutto a una musica complessa e anche tecnica. Abbiamo immaginato un Mediterraneo completamente prosciugato, del mare di adesso c’è rimasto soltanto il fondo, un’enorme pianura rossa solcata da centinaia di carovane di profughi che scappano ma assetati perché è rimasta una solo sorgente d’acqua che sta in quello che era il vecchio Mediterraneo, immediatamente circondato da altissime mura, con dei guardiani che non fanno avvicinare nessuno e la gente è disperata, assetata, vuole dissetarsi e quindi si scontra con questi guardiani. E’ una metafora neanche troppo difficile da comprendere, oggi si attraversa il Mediterraneo con i canotti, si cerca di venire a trovare lavoro, futuro della parte più ricca del mondo. Questo Occidente così poco ospitale e l’abbiamo immaginato così, c’è una certa modernità.

Parli quindi di “La Pianura Rossa” e rimanendo sullo stesso brano, spesso nel testo c’è la parola guerra, molto attuale ancora oggi, anzi, specialmente in questi mesi, quindi molto attuale!
Purtroppo è sempre attuale, sono passati 500 anni da quando Ariosto scrisse il suo poema che raccontava tutta una serie di storie, di amori. Ma aveva un’unica cornice questo quadro, questo affresco, lo scontro di civiltà tra Occidente e Medio Oriente, tra cristianità e musulmani, oggi c’è l’Isis, le guerre in Siria e in Afghanistan e i profughi delle guerre che scappano e cercano di trovare rifugio e speranza per un futuro in Occidente. Sono passati 500 anni quindi e ancora. viviamo in pieno questo confronto con conflitto di civiltà, con una guerra scoppiata alle porte dell’Europa. Ma non solo, c’è questa crisi climatica incredibile. Questo, ci ha consentito di partire da un poema scritto 500 anni fa per parlare dell’oggi e ci sembrava anche uno strumento molto importante per un altro aspetto, sottolineare come la cultura, l’arte, la musica, la bellezza che l’uomo riesce ad inventare può essere una risposta alle guerre fratricide che ancora oggi vediamo insanguinare la terra, il mondo. Sicuramente la musica, l’arte e la cultura non fermeranno le guerre, i missili, ma possono fare riflettere. Questo concept cerca di essere coerente con il nostro pacifismo, il nostro antimilitarismo storico.

Si infatti già nel primo album c’erano messaggi pacifisti!!
Esatto, nel brano “R.I.P.” si parlava di un vecchio soldato che muore con un pugnale nel petto, gli occhi appesi al sole, e questo è parlare della contemporaneità attraverso la poesia, la musica, la bellezza e la cultura praticamente e soprattutto viene raccontata da una band, forte, capace, appassionata, energica. La formazione attuale vede due chitarre, tastiere, basso, batteria e la voce di Tony D’Alessio. E’ una formazione rock potente che ha una base ritmica scandita dalla batteria di Fabio Moresco, che è un musicista eccezionale, dal basso di Marco Capozzi, altro musicista veramente formidabile. Poi ci sono le chitarre Filippo Marcheggiani, che ormai sono trent’anni che fa parte del Banco Del Mutuo Soccorso, aveva 19 anni e suonava a fianco di Rodolfo Maltese, altro grande assente, ma è diventato un grande musicista con calore, con una forza anche creativa, non solo tecnica, dalla chitarra hawaiana, alla chitarra distorta alla Santana e fluida alla Jeff Beck. Ne sono veramente molto felice, ne è nato un crossover contemporaneo, il rock, il jazz, la musica classica, la musica etnica, si, ribadisco, un vero crossover contemporaneo. Basta con questa globalizzazione che appiattisce le diversità, è bello tornare agli anni 70 perché sento che sta crescendo sotto questo cemento, questa piattaforma grigia uniforme della colata di cemento della globalizzazione miope e grigia che hanno voluto i finanzieri, che sta di nuovo crescendo l’erba, l’erba fresca, verde smeraldo. Penso che le diversità torneranno di nuovo a raccontarci nuove prospettive, nuove emozioni e nuovo stupore. Noi esseri umani non siamo considerati tali, ma individui solo perché siamo potenziali consumatori, o dei conti correnti. Sono le diversità il sale della vita.

Come sono stati abbinati i testi, che hanno dovuto seguire una certa linea, alla musica?
Ci siamo posti due domande, dovevamo musicare i versi originali del poema, adoperare cioè le parole di Ariosto o ispirarci liberamente con altri testi agli episodi raccontati nel poema? Abbiamo scelto questa seconda strada. Sono 80 minuti di musica inedita scritta a quattro mani e con la stessa naturale complicità creativa, mia e di Michelangelo e con l’aiuto di Paolo Logli, romanziere, sceneggiatore e nostro grande amico e fan del Banco da tanti anni. Non avevo mai scritto così, solitamente scrivevo con Francesco Di Giacomo.

Abbiamo parlato di tuo figlio Michelangelo, però in questo album c’è anche tua figlia Viola Nocenzi che è Angelica. Parlami di questa scelta.
Dovevo sottolineare l’importanza della figura di Angelica. E’ lei la causa di tutta la storia, è lei che, respingendo Orlando lo fa impazzire, volevamo sottolineare l’episodio in cui Angelica respinge la dichiarazione d’amore, tra l’altro appassionata, di Orlando, però non volevamo che Angelica risultasse solo bella, snob e con la puzza sotto il naso, ma doveva essere una donna dal profilo completo, profondo, una donna che voleva essere padrona del proprio destino. Angelica non accetta che le si scelga di amare, è lei che vuole scegliere chi amare ed è il motivo per il quale si innamora di Medoro, soldato semplice, addirittura Saraceno, quindi uno dei nemici, eppure si si innamora di lui. L’amore non si sceglie, l’amore accade, come dice il testo. Ci voleva quindi una rottura della continuità vocale, non poteva essere Tony D’Alessio a dare vita con il suo timbro vocale a una figura come questa, per Angelica ci voleva la voce femminile. E’ la prima volta nella storia di cinquant’anni del Banco, che c’è la presenza di una voce femminile.  E non andava bene una voce da soprano, alla Maria Callas per farti capire, ma una voce contraltile, cioè una voce da contralto, una voce bassa e fra i registi femminili c’è il contralto, mezzo soprano e soprano, il mezzo soprano corrisponde a baritono. il contratto al basso e il soprano al tenore e la voce contraltile è una voce particolarmente struggente tra le voci femminili che dona personalità al personaggio. Allo stesso tempo, non la fa sdolcinata e resta però comunque molto interiore come timbro, perché Angelica avrebbe dovuto respingere Orlando ma rispettandone anche il dolore che avrebbe provato per essere rifiutato, quindi è un personaggio delicato da tratteggiare e la voce di Viola è stata perfetta, ha un’estensione di sei ottave, quindi va dal contralto al mezzosoprano, al soprano, però la melodia gliel’ho scritta bassa e quindi con la voce contraltile, un’estensione che dà voce a questa melodia. Siamo tutti felicissimi. Un’ interpretazione che in alcuni tratti è davvero commovente.

Si effettivamente una grande ed emozionante interpretazione! Manca però un nome della famiglia del Banco Del Mutuo Soccorso, Gianni Nocenzi, perché non è stato coinvolto vista l’importanza dei 50 anni di storia?
Ma sai, Gianni ha fatto una scelta tanti anni fa. Sono ormai 35 anni che è uscito dalla band, facendo una scelta di ricerca tecnologica, ha seguito il fascino per gli strumenti musicali, per i campionamenti, eccetera. Poi ultimamente è tornato alla musica, registrando un disco per me, meraviglioso, disco per solo pianoforte che amo tantissimo, ma c’è anche Pierluigi Calderoni che ancora suona, tra l’altro l’ho sentito suonare dal vivo in un concerto ed è stato strepitoso, uno strumentista fantastico. Sono scelte da rispettare, non posso andare ad intralciare le loro scelte, ma se un giorno dovessero salire sul palco con noi, ti assicuro che sarà una grande festa!! Insistere sarebbe stata una scelta commerciale ed il rock quando diventa conformismo diventa borghese e non è così, questa cosa non mi piace, anzi, mi infastidisce, il rock nasce come alternativa trasgressiva al conformismo e ai benpensanti, ai calcoli commerciali.

Testi e tematiche a parte, le differenze tra “Transiberiana” e “Orlando: Le Forme Dell’Amore”?
“Orlando” è stato composto al pianoforte, con una struttura delle composizioni più formale, più completa, più autosufficiente prima di essere eseguito dalla band, mentre con “Transiberiana” mi sono presentato alla  band con brani non  ancora finiti nella composizione e con una preproduzione digitale e con una produzione diversa e penso che quella di “Orlando” sia superiore, amo tutti e due gli album e posso dirti che di “Transiberiana” ne sono felice, mentre di “Orlando” sono entusiasta, sono commosso e secondo me c’è qualcosa di ulteriore, non di superiore..

E’ notizia fresca che siete arrivarti al quarto posto delle classifiche dei vinili, una splendida notizia, quindi cosa pensi di questo nuovo interesse ai vinili e anche molti giovani si avvicinano al vinile e anche al progressive, come lo spieghi?
Si ne sono molto felice, ci sono arrivati i complimenti dalla Germania, dalla nostra label, l’Inside Out Music. Diciamo che sta ricrescendo l’erba verde sotto questa colata di cemento ed è segno che non è possibile proseguire con questa globalizzazione conformista reazionaria, quindi è molto positivo, molti giovani vogliono stupirsi, vogliono emozionarsi e vogliono scoprire e sperimentare la gioia e la bellezza della vita.

Prima di chiudere ti faccio i complimenti per l’album che è veramente eccellente…
Ti ringrazio e devo dirti la verità, ogni complimento che arriva è tanto gradito perché non è stato facile. Arco di tempo sono 9 anni, cioè per fare un fare un figlio ci vogliono 9 mesi, 9 anni invece per l’album. Poi negli ultimi anni è successo di tutto, la perdita di Francesco Di Giacomo e di Rodolfo Maltese, poi mi sono ammalato ed anch’io stavo per andarmene dall’altra parte. Poi la nuova formazione e poi “Transiberiana” e ora finalmente siamo riusciti a completare “Orlando: Le Forme Dell’Amore”. Quindi è un disco voluto a tutti i costi, cominciato a immaginato nel 2013 e uscito nel 2022. Per festeggiare questo cinquantennale, come ci piace fare, cioè senza torte o champagne, nessun brindisi, ma con il lavoro, quello vero, un disco nuovo, 80 minuti di musica inedita, doppio vinile e CD.

Grazie Vittorio, lascio chiudere a te l’intervista, un messaggio per ascoltare il nuovo album.
Prima di ascoltarlo andate sul sito del Banco, c’è una sezione dedicata all’Orlando con la presentazione di ogni brano e per ogni presentazione c’è una parte dedicata alla narrazione, l’episodio raccontato, i suoi significati metaforici, eccetera e poi c’è una parte dedicata alla musica, una sorta di guida all’ascolto. Quindi leggerlo e poi ascoltarlo ed ovviamente bisogna regalarsi un po’ di tempo per l’ascolto. Bisogna ascoltarlo con attenzione e con trasporto, ne sarei veramente felice. Non va ascoltato di fretta o mentre si risponde al cellulare o si gioca al computer. Grazie a tutti!!

FABIO LOFFREDO

Band:
Vittorio Nocenzi: Tastiere, pianoforte, Moog e voce
Tony D’Alessio: Voce
Filippo Marcheggiani: Chitarre e voce
Nicola DI Gia: Chitarra
Marco Capozzi: Basso
Fabio Moresco: Batteria

Special Guests:
Michelangelo Nocenzi: Pianoforte e programmazione nei brani 4 e 6
Carlo Micheli: Sax tenore nel brano 12
Viola Nocenzi: Voce nel brano 11

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