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AREZZO WAVE 2020 – Intervista a Giuseppe Lo Bue e Mariolina Catani

AREZZO WAVE 2020 – Intervista a Giuseppe Lo Bue e Mariolina Catani

Giuseppe Lo Bue Mariolina Catani 2

In questo periodo molto particolare, non solo in Italia, ma in tutto il mondo, dove gli eventi non solo musicali sono rinviati o annullati, giustamente, per salvaguardare la salute di tutti, ho avuto il piacere di fare un’interessante chiacchierata con Giuseppe Lo Bue e Mariolina Catani, responsabili per quanto riguarda l’Emilia-Romagna delle selezioni delle band che parteciperanno al prossimo Arezzo Wave.

Ciao ragazzi, innanzitutto benvenuti su Tuttorock, iniziamo subito a parlare di questo vostro nuovo ruolo come responsabili dell’Emilia-Romagna per le selezioni delle band che suoneranno al prossimo Arezzo Wave, siete pronti per questa avventura?
G: Ciao Marco intanto grazie. Sì, abbiamo già ricevuto un po’ di proposte e presto ci riuniremo con Mariolina per ascoltare il materiale inviatoci e selezionare i progetti che ci sembrano più interessanti.
M.: Ciao Marco, grazie anche da parte mia. Siamo pronti e carichi, ma anche in quarantena, causa covid 19, speriamo di ricevere più proposte possibili, così da poter occupare il nostro tempo libero all’ascolto.

Come siete arrivati a questa posizione importante?
G: Mi ha contattato lo staff di Arezzo Wave, da un po’ di anni sono in giuria per le selezioni regionali, quest’anno hanno pensato a me come responsabile regionale perché Massimo Madesi di Area 51 (ex resposabile) ha deciso per il momento di intraprendere altri percorsi. Speriamo di rivederlo a lavoro presto in ambito musicale. Dopo aver accettato l’incarico ho pensato di coinvolgere anche Mariolina, che già conoscevo come organizzatrice di eventi per il  Mikasa e altri spazi.
M.: Ricordo ancora la chiamata di G.: -Ciao Mariolina, ti va di affiancarmi alla giuria di Arezzo Wave per le selezioni della regione Emilia Romagna… silenzio… M.:-Cazzo si! Quando si inizia?

Mi parlate un pò di come avverranno le selezioni?
G: Le band possono, tramite il sito di Arezzo Wave, leggere il regolamento, informarsi sui premi e le opportunità che apre il concorso e se interessati mandare il materiale per l’ascolto tramite il sito stesso. Sulla home page troveranno tutte le indicazioni. Come risposto nella prima domanda in un secondo momento ci riuniremo con Mariolina per selezionare i progetti più interessanti. La scadenza per le iscrizioni è il 22 marzo. Le band selezionate poi dovranno esibirsi di fronte a una giuria, quando l’emergenza Coronavirus terminerà comunicheremo le date e la location dove le band selezionate si esibiranno. A vincere sarà solo una band che poi si esibirà nella finale ad Arezzo insieme ad altre band scelte in tutta Italia.

Tu, Beppe, sei il direttore artistico di una realtà musicale solida di Bologna, Atmosphere, vuoi presentare ai lettori quello che fate?
G: Atmosphere è nato nel novembre del 2011 a Bologna fra le mura del Candy Bar, un piccolo club di via del Pratello. Agli inizi eravamo 4 ragazzi che volevano divulgare nelle proprie serate della buona musica di matrice electro/dark wave/post punk, organizzando live e djset, negli anni gli altri collaboratori hanno preso strade diverse così mi sono ritrovato a gestire questa realtà da solo, avvalendomi in alcuni periodi di altri collaboratori. Ho lavorato a stretto contatto per anni con Ahndy Giuliani (nome noto nell’ambiente), agli inizi era uno dei dj resident, dal 2016 al 2018 mi ha aiutato nell’organizzazione delle serate. I locali con cui collaboro più a stretto contatto attualmente sono Covo club e Mikasa, in passato ho collaborato anche con Locomotiv e Freakout.

Tra i tuoi tanti impegni, fai anche parte di un interessante progetto musicale, i Caron Dimonio, come vanno le cose?
G: Direi bene, con Filippo Scalzo siamo partiti nel 2013 con un demo di 4 brani, poi grazie ai live e al passaparola siamo arrivati al 2017 con 3 album pubblicati e numerosi live in Italia e all’estero. Ad aiutarci è il nostro produttore Gianluca Lo Presti, il suo Lotostudio è diventato per noi una sorta di seconda casa. Adesso ci siamo presi un pausa per riordinare tutte le idee e preparare il nuovo album. Abbiamo da poco iniziato a registrare i primi demo/provini.

Tu invece Mariolina organizzi mostre ed eventi musicali, parlami un po’ di te e del tuo rapporto con l’arte in generale.
M: Non basterebbe un libro, vado in crisi quando mi fanno queste domande così generiche, ma nel corso degli anni ho dovuto attuare e rivalutare l’attitudine alla sintesi. Il mio rapporto con l’arte nasce molto presto, mia madre era un’artista, pittrice, quindi fin dalla tenera età ho avuto la fortuna di respirare l’odore della trementina e dei colori ad olio. Sono laureata alla magistrale in storia dell’arte con una tesi in semiotica del visibile “I corpi segnati dai riti di iniziazione alle pratiche di Body Art”, all’Università di Bologna. Ho continuato con un master in Esposizione ed Allestimento museale e attualmente sto studiando per prendere una seconda specialistica in Didattica dell’Arte all’Accademia di Bologna. Dal 2015 sono curatrice d’arte indipendente e dal 2018 sono direttrice artistica e co-fondatrice insieme al mio compagno del progetto Incidente Domestico aaart, una home gallery di arte contemporanea, che si concentra sulla ricerca artistica di artisti  emergenti e studenti delle accademie. Se da mia madre ho ricevuto il dono dell’arte da mio padre il buono ascolto della musica, a tre anni mi addormentavo ascoltando “The Dark side of the moon”. Appena trasferitami all’università di Cosenza per la laurea triennale ho iniziato a seguire in tour diversi gruppi locali, genere punk oi!, ero la fotografa ufficiale di concerti ed eventi in locali e centri sociali e molti gruppi hanno in copertine fotografie con la mia firma. Trasferitami a Bologna ho iniziato a collaborare fin da subito con il MIkasa Club, che è ancora la mia II casa, in seguito con GRanata Studio e Avant! Records, come direttrice artistica e promoter di format ibridi e temporanei e la divulgazione di musica/video/perfomance attraverso vari generi dalla musica elettronica d’avanguardia, all’industrial, new wave, post punk, noise e  techno. Sono alla continua ricerca di un’arte nuova e di artisti e musicisti che possano rendere la mia vita e quella degli altri meno noiosa.

C’è qualcosa che non avete ancora fatto nel mondo dell’arte e che sognate fare?
G: Sono abbastanza soddisfatto del percorso intrapreso, quello che spero è che ci sia sempre più attenzione e spazio per gli artisti, purtroppo viviamo in un periodo in cui aprire un live club o gestire uno spazio espositivo comporta mille problematiche, soprattutto economiche, servirebbe maggiore sostegno da parte delle istituzioni. Negli anni c’è anche stata una visibile svalutazione del buon gusto, questo ha comportato minore attenzione per  “l’arte”.
M.: Si, aprire un mio spazio, lo immagino come il Teacles o l’Urban Spree di Berlino, uno spazio con una anatomia industriale che possa concentrare al suo interno arte figurativa, musica, artisti di ogni genere e nazionalità, che abbia una vocazione intermediale, sinestetica e fluida.

Tu Beppe sei originario della Sicilia, com’è la situazione attuale, sempre parlando di musica, in quella regione?
G: Da quando mi sono trasferito a Bologna per studiare sono stati fatti enormi passi avanti, fra Palermo, Catania e Messina sono nati club molto validi che hanno una proposta live molto interessante a all’avanguardia. Sono nati anche numerosi festival, uno dei più famosi a livello internazionale è l’Ypsigrock, ricordo che assistetti a una delle prime edizioni con i Marlene Kuntz nel 1999.

Per finire, grazie del tempo che mi avete dedicato, un grande in bocca al lupo per tutto, volete salutare e dire qualcosa ai lettori di quest’intervista e agli appassionati di musica e arte in generale?
G: Andate ai concerti, visitate musei, sosteniamo i luoghi di aggregazione che promuovono arte.
M: Vi saluto con le parole di Francesca Alinovi, Critica e curatrice d’arte italiana: “Oggi quando tutto sembra impossibile, bisogna volere l’impossibile. Inoltre dal momento che tutto sembra facile, bisogna esigere un’arte difficile. (…), vorrei anch’io, essere terrorizzata e violentata dall’opera d’arte; tremare, soffrire, o ridere a crepapelle, ma non sentirmi annoiata. É forse troppo chiedere ll’arte emozioni e stupore?”

MARCO PRITONI