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ANGELA BARALDI – Intervista su 3021

ANGELA BARALDI – Intervista su 3021

In occasione dell’uscita del suo nono album “3021” ho intervistato la cantante ANGELA BARALDI.

Ciao Angela, piacere di risentirci, per questo nuovo bellissimo album, 3021, che fra l’altro ho visto presentare questa estate a Prato quando aprivi per De Gregori.
Vero, fu l’ultima data, che la fine del tour è sempre un dispiacere. 

Vederti con il Principe fa pensare a quanto puoi essere poliedrica e aperta dal punto di vista musicale, magari abituati a vederti in ambiti punk, dark, new wave, con i CCCP per dire, ma anche con il cantautorato, un plus a mio vedere.
È un poco un ritorno alle origini potrei dire, ma non è neanche tanto vero, perché le cose come i CCCP le ascoltavo che avevo 16 anni, ma a prescindere, io cerco la qualità, nella musica come nel cibo, sono onnivora da questo punto di vista e priva di pregiudizi. Ho delle lacune, sicuramente, ci sono stili musicali che ho approfondito meno, ho dei carissimi amici che hanno gusti ben precisi, scegliendo specificatamente cosa ascoltare, ma ti aggiungo che io cambio anche nel tempo. Pensa che odiavo i cachi, e invece ora mi piacciono tantissimo (risate) 

(risate) A parte i cachi, devo dirti che anche a me ci sono cose che, istintivamente non mi attirano, ma se poi provo ad ascoltarle scopro nuova sonorità e generi molto interessanti.
Considera poi che De Gregori a modo suo è un vero punk. È chiaro che si è propensi più per un genere che per un altro. 

Parlando del tuo nuovo disco, anche lì ho trovato citazioni su generi diversi, dal glam dei T-Rex a Poe fino alla beat generation con Burroughs.
Crescendo si allargano anche i propri confini, contrariamente al fatto che con l’età si tende ad avere posture più rigide, io cerco di fare una sorta di palestra mentale, di allenarmi alle novità, cosa che nella musica non mi riesce per nulla difficile. Proprio in 3021 trovi la citazione a un artista brasiliano, che per quello che è tutto il mio passato non mi appartiene, ma quando ho scoperto questa bellissima canzone, come nella letteratura, ho voluto approfondire l’argomento, “Futuros Amantes” di Chico Buarque ha un testo bellissimo, che commuove anche senza ascoltare la canzone. A metà della scrittura di 3021, Federico Fantuz, con cui lavoro oramai da 20 anni, mi ha detto: “Ascolta questo pezzo di Chico Buarque”. E lì mi si è aperto un varco, cosa che mi succede spesso anche con la letteratura e il cinema, diciamo che prendo delle ubriacature. 

Questo è il tuo nono disco, non poi tantissimi vista la tua lunga carriera. Il titolo 3021 come lo hai scelto? Che significato hai voluto dargli?
Immaginando gli archeologi del futuro, nella mia testa immaginavo il terzo millennio, questo 3000, il 21 l’ho aggiunto per assonanza musicale; poi una mia amica mi ha fatto notare che sarà un millennio dopo la pandemia, a dire il vero non ci avevo proprio pensato. Penso che, quando il disco sarà fuori, ognuno lo completerà a proprio modo, credo molto in questa personalizzazione, come nella scultura e nella pittura, è lo sguardo esterno che completa l’opera artistica. 

Come si insegna in sociologia della cultura, ogni ricevitore di un’opera la fa, in un qualche modo, propria, trasformandola in un ulteriore oggetto culturale. Comunque, essere pubblicati dalla label di De Gregori è un bell’endorsement.
Assolutamente, nei momenti in cui mi sono sentita persa, avevo queste canzoni che erano come figli, che però non sai dove portare a scuola. È una metafora, ma io devo veramente tutto a Francesco, e il fatto che lui non sia entrato minimamente nell’aspetto artistico, è proprio il tipico atteggiamento del grande artista. Devo dire che a lui piaceva proprio quel suono lì, fin dal primo momento, l’unico consiglio che ha ritenuto di darmi, è stato di non ‘metterci troppo le mani’, di non ‘farsi prendere troppo dal volere essere eccessivamente perfezionisti’. È quasi il contrario di quello che ti dicono di norma i discografici, lui ha suggerito di mantenere l’autenticità, che è sempre meglio che uscire con un disco nato diverso e poi cerca di adattarsi alla situazione circostante. 

Hai voluto dare un fil rouge ai pezzi?
In conferenza stampa un giornalista ha detto che lo ritiene un concept album, io penso sia l’esatto contrario, ma è vero che c’è una sonorità che accomuna tutti i pezzi. Questa voglia di creare suoni che puoi immaginare provenire dallo spazio, ho voluto unire temi molto terreni in contrasto con quello che alberga sopra le nostre teste, trovo affascinante che i pianeti e le stelle abbiano un loro suono. 

Nel processo creativo come lavori? Viene prima il testo e poi la musica, viceversa, oppure non c’è una regola precisa?
Non c’è stato un metodo, per 3021 ho iniziato a sviluppare la melodia partendo da una app che uso e in cui ho lavorato partendo da un ‘Battisti Young’, poi ho lavorato sul testo. Questo è stato un caso, altre volte sono nate idee lavorando con Federico, a volte su parole, altre su accordi, l’unico metodo che ho è di mettermi alla scrivania per finalizzare i testi e tutto il caos che metto assieme quando creo. 

Oppure le idee ti vengono sognando Dalla.
Anche i sogni sono grandi rivelatori di melodie, mi ricordo da ragazzina, quando ancora non avevo idea che sarei diventata una musicista, una cantante, sognai la ‘musica che uccide’, una suggestione bellissima, una musica che, quando la sentivi morivi, potrebbe essere la trama di un film horror.   

Già, ma con Dalla mi riferivo poi alla tua canzone Cosmonauti.
Quello è stato un sogno bellissimo, con Lucio parlavamo di morte, io gli dicevo: “Il giorno che non ci sarai più, io ti chiamerò, ma tu non mi risponderai al telefono.”; e lui mi rispondeva: “No, non è vero, parleremo lo stesso, ma senza usare il telefono.”. Io non accettavo tanto questo suo smodato ottimismo, ma in realtà nel sogno mi ha parlato davvero con tanta sincerità, togliendomi la tristezza che sia mancato il giusto modo di salutarsi. Quando perdi una persona all’improvviso pensi all’ultima volta che l’hai vista, e in questo caso l’ultima volta che ci siamo visti io ero girata male, lui l’aveva notato e mi canzonava per questo.

Un’altra canzone che mi ha colpito è Corvi.
Ho letto molto Edgar Allan Poe ultimamente, e c’è questa bellissima poesia “Il corvo”, sicuramente un animale molto suggestivo, che mi piace molto anche come animale vero e proprio. 

La collaborazione con Versari e Sportelli?
Sportelli ci ha dato lo studio, ha registrato, ha curato le sequenze, mentre Versari ha masterizzato il disco, facendo un gran bel lavoro. 

Si sente davvero molto bene, anche tecnicamente è riuscitissimo. Hai già avuto riscontri dai fans?
È appena uscito, ma le sensazioni sono davvero buone, nel senso che sono pienamente consapevole di avere fatto un disco non facile, ma le aspettative sono molto positive. 

Rispetto la difficoltà a trovare posti dove suonare? Stai già programmando delle date? Hai un tour in testa?
Questo è un argomento tristissimo, dopo la pandemia moltissimi locali sono spariti, ma bisogna pure andare avanti. Questa volta ho la fortuna di potere avere quelli che hanno suonato nel disco, sul palco con me; quindi, ho veramente voglia di andare a proporre 3021 dal vivo. Non abbiamo esigenza di avere archi con noi, stiamo cercando con Locusta posti dove potere organizzare le date, anche perché negli ultimi anni non ho suonato tanto dal vivo. 

 MAURIZIO DONINI

Band:
Angela Baraldi – voce
Federico Fantuz – chitarra, basso

Daniele Buffoni – batteria

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