AEGUANA WAY – Intervista al cantante Antonio Salviulo

Cattivi Maestri è il vostro terzo album, come si sono evoluti gli Aeguana Way fino a questo disco?
L’evoluzione è una condizione necessaria, guai se non ci fosse. Abbiamo ormai consolidato i 10 anni di attività, ci sentiamo molto cambiati rispetto agli esordi e molto felici di quello che siamo ora.
Di cose ne sono successe davvero tante, nel bene e nel male, e ci auguriamo che tante possano ancora accaderne per vedere come rispondere a questa domanda in futuro.
Chi sono i cattivi maestri?
Abbiamo inteso i Cattivi Maestri come i cattivi insegnamenti che questa società in qualche modo ci impone come modelli ideali da seguire, il “fare questo è meglio di quell’altro” come regola universale da seguire, dettata ai soli fini di arrivismo sociale. Di contro c’è il mare, inteso come un manto apparentemente piatto che invece nasconde infinite possibilità tra cui scegliere, ognuno secondo le proprie attitudini personali. “Cattivi Maestri” invita proprio ad incontrarsi nelle idee, la nostra parte più pura e creativa, per costruire il proprio percorso di vita con la propria testa e gioirne. Non è forse questa la libertà?
Il disco ha tutti i testi in italiano, questo secondo voi può essere un limite?
Tutto può risultare un limite, anche il genere musicale potrebbe esserlo a questo punto.
Il discorso è che i brani si scrivono con l’anima e la mia si esprime al meglio con la lingua madre della nazione in cui vivo da sempre. E poi l’Italiano è una lingua ricca e affascinante (anche se non proprio musicale come l’inglese) oltre che la quarta lingua più studiata al mondo, non stiamo messi poi così male.
A chi sperate di arrivare con il vostro disco?
Per adesso ci basta tutta la popolazione terrestre 🙂
Come vi vedete nella scena musicale italiana?
Se parliamo di scena mi viene subito in mente il teatro, quindi direi che in questa scena noi passiamo di tanto in tanto da una quinta all’altra, ma sotto i riflettori principali ci siamo stati poco fin ora.
Quali sono le vostre aspettative?
Suonare, suonare, suonare…
Come sta andando l’aspetto live?
Non benissimo, l’Italia non è per niente pronta ad accogliere i propri artisti. I locali molto spesso sono diretti da gente improvvisata che decide se farti suonare solo se porti gente, senza pensare che quello è un problema loro (che pensano di risolvere stampando 2 locandine e qualche post sulla propria pagina facebook da poche centinaia di like). La gente continua indubbiamente a preferire le cover band e i costi di una band per spostarsi diventano sempre più proibitivi. Mi fermo qui.
Che progetti avete per il futuro?
Tantissimi progetti, ma purtroppo la maggior parte di questi dipendono da altre persone e situazioni, per cui preferiamo parlarne solo quando li riterremo realizzabili.
Cosa ne pensate dei nuovi mezzi di distribuzione digitale tipo Spotify?
Una lama a doppio taglio, da una parte è tutto molto più fruibile e velocissimo da ascoltare, chiunque trova chiunque ma con questo non c’è più selezione. Gli album non si consumano più come una volta, si passa da un brano all’altro, da un’artista ad un altro con una percentuale di confusione altissima. Stendiamo poi un velo pietoso sul guadagno degli artisti derivante da questi servizi.
E del crowfunding?
Mai provato, ma credo sia un buon diversivo perché è palese che il mondo discografico ha fallito, quindi non rimane che rivolgersi direttamente ai consumatori, ultima spiaggia. Ho letto di molte buone riuscite, ma ovviamente non può essere la soluzione per tutti. Il fatto stesso che lo abbiano usato anche i “big” la dice lunga sulla realtà dei fatti.
Grazie mille per la disponibilità
A voi, a presto.
STEFANO CASCELLA
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