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ABOUT WAYNE – Intervista al cantante Giampaolo Speziale

ABOUT WAYNE – Intervista al cantante Giampaolo Speziale

Siamo all’Alchemica Music Club di Bologna nella serata dell’attesissimo concerto degli About Wayne, è appena finito un curatissimo soundcheck ed il cantante Giampaolo Speziale, educato ed elegante come un signore di altri tempi, si è gentilmente prestato a rilasciarci un’intervista. E’ seguito un torrido live di cui potete leggere in dettaglio nel link a fondo pagina.

Come nascono gli About Wayne?
Nel 2008, fu un inizio strano in quanto siamo tutti dello stesso quartiere di Roma, ma ci siamo conosciuti in una scuola di musica. Abbiamo fatto amicizia, io Giovanni e Daniele suonavamo già assieme in un altro gruppo, Jacopo e Francesco si conoscevano da tanto tempo ed anche loro già suonavamo assieme. Abbiamo iniziato a suonare assieme delle cover, poi Francesco ha avuto l’idea di mettere su una band assieme e via.

Il nome About Wayne da dove viene?
Wayne viene da “Wane”, che in inglese significa declino, discesa. Fu Giovanni a suggerire questo nome dopo un po’ che stavamo insieme.

Quanti album avete prodotto finora?
Questo Bagarre è il secondo, in realtà dovrebbe essere quasi il terzo, dal primo sono passati ben 4 anni, abbiamo scritto tantissimo, scartato tantissimo, a gennaio scorso è poi uscito questo.

Le vostre radici musicali dove affondano? Io nella recensione avevo citato dark e new wave, Cure e Depeche Mode, di quanto ho sbagliato?
Volendo sì, in generale sì, magari più di stampo americano che inglese, le nostre radici sono molto americane come partenza. All’inizio ci siamo ispirati a gruppi come A Perfect Circle e dintorni. Poi ci si evolve, cerchiamo di rubare anche cose alla musica che ascoltiamo ed ora le influenze inglesi sono più evidenti. Anche le sonorità beat africane ci prendono molto. Stiamo cercando di fare cose nuove ed evolvere in quella direzione.

Al momento che cosa vi piace ascoltare?
Ognuno di noi cinque ascolta cose diverse, io nell’ultimo anno ho sentito tante cose, ad esempio James Blake che mi ha stupito tanto per come è riuscito ad inserire la sottrazione nella musica degli ultimi 30 anni togliendo il barocco e riducendola allo scheletro, ottenendo un tipo di comunicazione semplice e molto diretta, direi adatta al periodo storico che stiamo vivendo. Ascoltare musica adesso non è più come una volta, non c’è più la ricerca, non ascolti un vinile non sapendo cosa sentirai, ma sei sempre connesso e hai tantissima informazione, il tuo cervello lavora molto di più rispetto a 30 anni fa.   

Voi date molta importanza ai testi?
All’inizio forse no, quando eravamo più piccoli direi di no. In questo disco invece abbiamo cercato di dire ciò che ci succede, di raccontare noi stesse, nella maniera più veritiera possibile.

Che visione avete della società del giorno d’oggi?
Credo che il titolo del disco oltre a fotografare la nostra personale situazione di tumulto, si riferisca anche al posto dove viviamo, senza voler fare un’analisi del mondo. Ma stiamo vivendo un momento di passaggio, di assestamento, siamo una generazione di passaggio che è venuta a contatto con tutte queste nuove tecnologie, con internet e simili.

A proposito di internet, dei nuovi sistemi come Spotify cosa ne pensate?
Io non so se valga la pena dichiararsi favorevoli o contrari, oramai è un cambiamento che è avvenuto e noi musicisti dobbiamo adattarci a questo.

Del crowfunding cosa ne pensate?
Ne abbiamo parlato, ma finora non lo abbiamo ancora usato.

Vi dividete i compiti nel percorso di creazione artistica?
Cerchiamo di non dividerci, mettiamo sul tavolo tutte le idee che abbiamo, chiunque abbia qualcosa da proporre la mette in campo e ne parliamo.

Nell’artwork di Bagarre avete dei fiori davanti al viso, che significato ha?
In realtà nessun significato particolare, ci venne come gesto spontaneo durante lo shooting fotografico con la bravissima Ilaria Magliocchetti Lombi.

MAURIZIO DONINI
Photoset by Andrea Brusa
(Alchemica Music Club Bologna – 28/3/2015)