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URIAH HEEP – Live @ Estragon Bologna 20-3-2016 by LiveNation 

URIAH HEEP – Live @ Estragon Bologna 20-3-2016 by LiveNation 

Il mito dell’hard rock britannico, coloro che con i Deep Purple, i Black Sabbath e gli Zeppelin hanno costruito pietra dopo pietra un sound che ha cambiato la storia della musica dura inglese, arriva all’Estragon!! Stiamo parlando dei gloriosi Uriah Heep: oltre trenta milioni di dischi venduti, quarantotto paesi toccati dai loro concerti e diverse hits non solo nel Regno Unito ma anche negli USA, dove sono entrati per ben cinque volte nella Top 40.

L’intro furente  delle tastiere di Lanzon, issato in alto a dominare la scena, è la colonna sonora che prepara l’entrata in scena della band, e quale band può iniziare con il loro primo singolo un concerto? E quale band può avere un primo singolo datato 1970? Dopo 46 anni, Gipsy, il primo vagito del geniale Mick Box è ancora un urlo prog prolungato ed infinito per potenza esibita ed impatto scenico.  Entriamo in tempi più recenti, il 1971…., Look at yourself è una tempesta di chitarre elettriche e tastiere con un sottofondo di rullanti da paura, nel contempo l’impatto scenico di Shaw è quello di un ventenne con gli ormoni smossi, una vera furia animalesca lo pervade. Continua il tuffo nel passato ricordandoci perché la band fu etichettata con la definizione di heavy prog,dallo stesso album propongono l’esplosiva Shadow of grief.  I lunghi capelli bianchi  più che biondi sono il tatuaggio della band, la keyboard, strumento indispensabile nel prog è immane cosi come la mitologica chitarra di Mick Box che continua ad incendiare corde come se non ci fosse domani. E ci si liquefa nella melodica Stealin’,  costellata da lunghi e sconsiderati fraseggi strumentali avanza imperiosa. Sono le urla primordiali di  Shaw che dimostra una potenza ed una estensione vocale da fare invidia a tanti giovani nostrani virgulti gonfi più di presunzione che di capacità. Ed arriva l’ora di portare sul palco il penultimo lavoro,da Outsider, The law, album dai contorni decisamente metal rispetto ad altre produzioni. Ed ancora è il momento dei tempi moderni tirando fuori dal cappello dell’ultima fatica discografica, Totally driven, la magia di Sunrise, Lanzon con la sua keyboard posta in cielo disegna architetture principesche per bellezza e classe. Sul palco i componenti della band sono assolutamente  straripanti, assoli torridi che Box, con i suo occhiali da sole ed il sorriso perennemente stampato sul volto, un basso implacabile, la batteria presente e tangibile.

La tempesta elettrica delle corde impesta l’avvio annichilente di The magician’s birthday,  e che l’emozione sia con voi, migliaia di braccia alzate a battere in maniera folle il tempo, siamo nella parte centrale dello show, momento denso ed intimistico, Mick imbraccia una chitarrona acustica più grande di lui, ma la domina senza problemi, proseguendo in questa serie di ballad i nostri canuti eroi propinano lezione di melodia e canto, la folla gremita in ogni angolo è rapita sulle note di Rain, The wizard, One minute. Si riescono a toccare tutte le corde dell’animo umano, ballate lisergiche, lente ed appiccicose, con Shaw che ti fissa negli occhi come un incantatore di serpenti,, la luce che riflette sulla chioma  disordinata, la mimica che accompagna tutti i suoi pezzi, poi si passa a trionfi di rullanti in salsa di tempesta di chitarra elettrica, stravolgente ed afrodisiaca elargizione di grande musica che ti corrode nel profondo portandoti nella rutilante lucentezza della musica più pura. 

La tastiera di Lanzon continua ad eruttare suoni metafisici mentre improvvisamente esplode la batteria e scatta il momento dell’apocalittica Can’t take that away, Box spara riff indiavolati a velocità folle, duetta con Shaw, una esplosione di prog, o heavy prog se preferite, di assoluto livello. Instancabili , esagerati, i duetti basso e chitarra, 10 corde impazzite, si affollano sugli orditi sonori di July morning, per un finale strepitoso. L’immancabile bis proietta l’immarcescibile hit di Lady in black, una evergreen da Hall of Fame, in cui il chorus è chiamato da Shaw e prodotto dalla fanbase sotto palco, il tormentone del ritornello vorresti non finisse mai.  Ma come tutte le cose belle, anche questa deve finire, l’esplosiva Easy livin’ è un vulcano che erutta milioni di note,una più bella dell’altra, una conclusione degna di un grande live come è stato questo.

Quante volte? Quante volte nella vita? Quante volte nella vita vi potrà capitare di assistere a tanta qualità ed empatia in un concerto?  Quello che l’Estragon e LiveNation ci hanno fatto stasera, è un regalo indimenticabile , un concerto di altissimo livello che rimarrà scolpito nella mente, negli occhi, nel cuore, di tutti quelli che vi hanno partecipato.

MAURIZIO DONINI
Photoset by ALESSANDRA MERLIN

Credits: si ringrazia Estragon Bologna per la sempre gentilissima ospitalità e perfetta organizzazione dell’evento e LiveNation per avere portato questa storica band sui palchi italiani.

Setlist:
Gypsy
Look at yourself
Shadow of grief
Stealin’
The law
The outsider
Sunrise
Magician’s birthday
Rain
The wizard
One minute
Can’t take that away
July morning
Encore:
Lady in black
Easy livin’
 
Band:
Bernie Shaw – Voce
Mick Box – Chitarra
Phil Lanzon – Tastiere
Davey Rimmer – Basso
Russell Gilbrook – Batteria
 
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