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TODAYS Il festival @ Torino (28-29-30 agosto 2015)

TODAYS Il festival @ Torino (28-29-30 agosto 2015)

Anthony Laszlo
L’ultimo giorno del ToDays Festival si apre anche oggi con un duo, gli Anthony Laszlo, rispettivamente Anthony alla voce e chitarra e Laszlo alla batteria. Progetto partito da gennaio scorso, hanno all’attivo un album omonimo che potremmo definire psychedelic punk-rock.
I due baffuti musicisti iniziano con un solo di armonica, da cui emergono le prime note di FDT (fuori di testa). Laszlo dà subito prova di non essere un batterista “canonico” suonando prima in piedi, poi decisamente in piedi sulla batteria. Al termine della prima canzone ci salutano così: “Buonasera ToDays, noi siamo gli Interpol!”. Poi presentano il pezzo successivo: “Allora, adesso facciamo un pezzo tranquillo, per cui invito gli innamorati a prendersi per mano e non rovinare l’atmosfe-….” e qui l’ultima sillaba si è persa nella rullata poderosa e nei riff martellanti di Quello che io vorrei. Si prosegue con Solo un uomo, dal passo un pochino più lento (stavolta per davvero), molto ben ritmata ma forse un po’ troppo lunga. Anthony si muove dinoccolato sul palco e nel dubbio di essere da meno di Laszlo (che nel frattempo si porta in giro parti di batteria per poter suonare più comodamente) prova anche a suonare la chitarra coi denti. Finale molto movimentato, in cui i due condividono un microfono solo e malmenano un povero tamburo in tutte le maniere possibili.

Dardust
La seconda proposta di oggi è forse una delle più particolari di tutto il festival: un ardito progetto strumentale del compositore Dario Faini, Dardust, che si propone di unire eterei brani al piano e musica elettronica dal sapore nordeuropeo. Si comincia con Nuovo inizio a Neukölln, luci soffuse e una melodia lenta, un morbido crescendo che sfocia poi nell’elettronica più ritmata. La seconda Sunset on M. è ormai un’aria famosa, in cui si intravede un trio d’archi nascosto. Le potenzialità dance aumentano con Invisibile ai tuoi occhi, ma per ora si ritorna sempre al suono limpido del piano. Via via che si aggiungono i piatti e i ritmi delle percussioni l’esibizione si allontana dalla musica classica, per chiudere con una sorta di supermedley dance fra Right here, Right now di Fatboy Slim e Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers. Se volete ballare in modo innovativo e nel contempo ascoltare musica più “elevata”, Dardust fa per voi.

Levante
Se al ToDays ci fossero le quote rosa, Levante da sola farebbe un bel po’ di numeri per il gentil sesso. Cantautrice torinese d’adozione, ha imposto la sua voce pura e potente nell’estate 2013, con il tormentone ironico e irriverente Alfonso, tratto da Manuale Distruzione, per poi proseguire con il successo del tour in apertura a Max Gazzè. Stasera oltre alla voce decisamente all’altezza delle aspettative, morbida e musicale, Levante ci dimostra di sapere tenere il palco e trasmettere la sua intensità al pubblico. Alfonso non può mancare, ma ci sono anche brani dal più recente lavoro Abbi cura di te, uscito quest’anno (attualmente è in riproduzione fissa su MTV il video del singolo Le lacrime non macchiano). La dimensione live non le è estranea, e si vede che ormai è abituata a calcare palchi importanti.

Interpol
Si torna a New York per il gran finale dei ToDays, anche oggi una magnifica luna piena fa da spettatrice per la band più attesa di tutta questa grande kermesse torinese. Già dall’apertura dei cancelli, alle 19, c’è infatti chi si è accaparrato un posto incollato alle transenne per poter quasi toccare con mano i propri idoli post-punk. Dal punto di vista tecnico, anche rispetto a ieri, stasera il suono non potrebbe essere migliore, e luci perfette vanno ad incorniciare l’ingresso sul palco dei sempre eleganti Interpol (anche se il bel Daniel Kessler, alla chitarra, si fa sorprendere ancora con il bicchiere di birra in mano). I Nostri ci salutano con un papale “Buonasera” (in perfetto italiano), poi iniziano a sciorinare hit, forse all’inizio in maniera un po’ fredda, complice la ritmica molto meccanica delle prime Say hello to the Angels e soprattutto Anywhere, ma prendono ben presto confidenza col pubblico, che inizia ad accogliere ogni nuovo brano con un boato e a battere le mani a tempo secondo le indicazioni (un po’ minimaliste) della band. Alla voce Paul Banks, capelli biondi incollati all’indietro e gelidi occhi azzurri che trapassano la folla con lo sguardo, non perde una nota con la sua voce dark e inconfondibile e ci presenta fra un pezzo e l’altro i suoi compagni, parlando però sempre il meno possibile. A metà concerto raggiungiamo l’acme dell’intensità quando Rest my chemistry fa cantare e ondeggiare tutto il pubblico come una massa unica. Paul sembra timidamente sorridere nel vedere che anche i pezzi estratti dall’ultimo album, El Pintor, vengono apprezzati dal pubblico, ed infatti la scaletta prevede una buona quota di nuovi brani sapientemente accostati a momenti di ritorno alle origini. Un rock oscuro e malinconico nei testi e nelle linee vocali ma sempre deciso e tagliente nelle melodie e nella ritmica dell’implacabile e precisissima batteria di Sam Fogarino, gli Interpol interpretano la loro musica in un live in cui non c’è una nota fuori posto, e ci lasciano dopo ben tre bis, dicendoci “Questo è tutto, thank you, this is a beautiful place”.  Eleganti, cortesi, impeccabili. 

SETLIST INTERPOL:
Say Hello to the Angels
Anywhere
Narc
My Blue Supreme
Evil
Length of Love
Rest My Chemistry
Everything Is Wrong
The New
Take You on a Cruise
My Desire
Pioneer to the Falls
Slow Hands
PDA
Encore:
Untitled
Leif Erikson
All the Rage Back Home