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RON GALLO op. Mondaze @ Lughè, Lugo (RA) 25-6-2018

RON GALLO op. Mondaze @ Lughè, Lugo (RA) 25-6-2018

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E si inizia con il deliziarsi di un posto deliziosamente vintage come il Lughè, un salto nel passato che nemmeno con la De Lorean del film sarebbe possibile. Bella gente, belle ragazze, televisioni a tubo, maquette, foto d’epoca, accoglienza calorosa, bar fornito di ottima birra, altro? Ci sarebbe da aggiungere il piacere di essere soli stampa ad assistere alla storia, alla nascita di una leggenda. Esagerato? Il fotografo di NME che andò a seguire gli U2 a Dublino dormendo sul divano della nonna di Adam Clayton mi raccontava di come Bono la sera tornasse lamentandosi infuriato che nessuno lo volesse far suonare con la sua band. Ora, presumo che al prossimo tour difficilmente vedremo questo fenomeno in posti raccolti, ma più facilmente in grandi arene. Se Ron prima del live passeggia tranquillamente facendo selfie con tutti, persona dolcemente timida ed amabile, quasi un nerd uscito da Happy Days con i suoi abiti old style ed i calzettoni a righe.

In apertura di serata i Mondaze, band fra shoegaze e postrock, ben impostati, bei suoni, una setlist piacevole. Gruppo più che apprezzabile e promettente che si ascolta molto volentieri e vale la pena di seguire.

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https://mondaze.bandcamp.com

Ma quando sale sul palco ed imbraccia le sue chitarre diventa un Massimo Decio Meridio, al suo segnale si scatena l’inferno. A dire il vero non è proprio così, visto che l’opening è con la zuccherosa Somethin’ stupid di Frank Sinatra, ma passato il momento soft, ecco il delirio. Il buon Ron inizia a riffare sui manici delle sue chitarre come se non ci fosse domani, altro che folk e/o country, si spazza via con un punk rovente che non lascia superstiti, ed i suoi due amici sul palco non sono da meno con un drummin’ selvaggio di Sevey ed il basso irriverente di Bisirri. Ben presto si scatena un pogo che solo noi, sopravvissuti ai Dropkick Murphys, ai Floggin’ Molly ed ultimi i Meshuggah, potevamo riuscire a sopravvivere. Ron spara praticamente ad alzo zero pescando a piene mani da Heavy meta e dall’ultimo Really nice guys, solo le dimensioni ridotte del palco impediscono alle sue lunghe leve di compiere balzi senza fine. Ma non tralascia di scendere, consegnare la chitarra ad una ragazza, e fare il suo classico stage diving sulle braccia dei fans impazziti. Una risposta del pubblico che ad un certo punto lo commuove così tanto da fargli scendere qualche lacrima mentre ringrazia, sforzandosi anche di leggere uno scritto in italiano. Non manca in chiusura la super hit che gli amici di Virgin Radio hanno passato a tutta birra, Young lady, you’re scaring me, brano semplicemente straordinario che l’ha proiettato nel mainstream. Il livello del live è arrivato al calor bianco, si salta a più non posso, ma la hit non chiude la serata come ci si aspetterebbe, resta il tempo per un paio di cover pazzesche dei Fab Four, ad una selvatica versione di Come together con dedica al suo pubblico, il magico chitarrista ora di stanza a Nashville, fa seguire una cover di Helter Skelter che schioda i quadri dai muri.

Se c’è una occasione in cui gli assenti hanno torto, questa lo è stata sicuramente, ma la visione di un Lughè colmo e ribollente di rock, punk e passione, è un invito a tornarci, e di questo trio sentiremo ben presto parlare su grandi scenari; magari dando più soddisfazioni di qualche stanca réunion di vecchi leoni.

MAURIZIO DONINI
Photoset by DANIELE AVERSANO

Credits: si ringrazia Future Arts per la gentilissima disponibilità e l’accoglienza al CCA Lughè.

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