LIGABUE “Certe notti” @ RCF ARENA Campovolo (RE) 21-6-2025


LIGABUE “Certe notti” @ RCF ARENA Campovolo (RE) 21-6-2025
Chiamarlo concerto sarebbe riduttivo, la definizione ‘evento’ con cui è stato definito è sicuramente più azzeccata. Un evento che rappresenta un esempio raro di perfetta organizzazione, e se è possibile farlo con 100.000 persone presenti, a maggior ragione è incomprensibile come non si verifichi in realtà molto minori. Sicuramente il merito va all’unione di eccellenze nostrane del settore, dalla Friends and Partners di Ferdinando Salzano, primo booking italiano, alla Parole e Dintorni di Riccardo Vitanza, di gran lunga il primo ufficio stampa nazionale, non per niente, in questo caso, abbiamo trovato la migliore sala stampa mai vista in un evento musicale. Aggiungiamo alla lista degli stakeholders l’infaticabile fratello Marco Ligabue, nume tutelare della fanbase, oltre che bravissimo scrittore e musicista, che riesce a unire il suo tour personale che l’attività a supporto dei fans di Luciano.
Già dal giorno precedente è stata attivata la LIGASTREET che per due giorni ha fatto vivere al pubblico un’esperienza immersiva nel mondo del Liga con tantissime attività: dalla LIGA GAMES (tra flipper e calcio balilla), all’AREA GIOSTRE (con toro meccanico e molto altro) e l’area INSIDETHEBOX – BUON COMPLEANNO ELVIS 1995-2025 (un vero e proprio ligacorner con mostra fotografica e memorabilia), passando per il merchandising dedicato ed esclusivo, dai punti ristorazione all’area cinema, dal campeggio all’area sportiva, dallo spazio TRIBUTE STAGE messo a disposizione per momenti di musica live, tribute band, talk powered by BarMario, fino ad arrivare a un’area kids. Durante le due giornate è stata organizzata, sempre presso il Tribute Stage, una speciale Asta online grazie alla partnership con Charity Star, che ha visto mettere in palio oggetti iconici utilizzati e indossati da Ligabue: chitarra, indumenti, tracolle e tanto altro.
Alle 21:00 in punto, le luci si sono accese e il rocker di Correggio ha dato il via a quasi tre ore di musica che ha trasformato Campovolo nel santuario del rock italiano, ospitando il profeta di Correggio, Luciano Ligabue, per un evento che rimarrà impresso nella memoria collettiva. La scaletta ha incluso 28 brani, tra cui I ragazzi sono in giro, Questa è la mia vita, Le donne lo sanno, Balliamo sul mondo, Tra palco e realtà e, naturalmente, Certe notti come chiusura trionfale. Momenti karaoke con lo showman Little Taver ad eccitare il pubblico tra marchingegni e torte di Buon Compleanno Elvis, un tour per tutta la straripante Arena di Campovolo con la band sopra un enorme TIR mutato in una Cadillac rossa, ma il karaoke dura tutto il concerto, perché il popolo del Liga le canta tutte a memoria, senza nemmeno bisogno del gobbo sul videowall.
L’apertura è stata un pugno nello stomaco, con le prime note di “Urlando contro il cielo” che hanno scatenato immediatamente il pogo e il canto unanime. La scaletta, un vero viaggio attraverso quarant’anni di carriera, ha saputo mescolare sapientemente i grandi classici con brani più recenti, dimostrando la versatilità e l’intramontabile attualità del rocker. Da “Piccola stella senza cielo” (con l’esibizione della bravissima ballerina Paola Caruso sospesa nel vuoto tra due vibranti foulards di seta rossa, a “Tra palco e realtà”, da “Il giorno dei giorni” a “Viva!”, ogni pezzo era un inno, ogni ritornello un coro da stadio.
Ligabue, in forma smagliante, ha dialogato con il suo pubblico con la consueta sincerità e la simpatia contagiosa, cambi di formazione, tanti chitarristi, su cui spicca sempre quel Capitan Fede Poggipollini che dimostra ogni volta come l’ispirazione di un chitarrista, oltre che essere tecnicamente perfetto, possa trasmettere emozioni che vanno ben al di là della sola velocità da shredder. “Certe notti” è un evento generazionale, 25 notti sono la dimensione standard di una generazione, e sul pratone si trovano genitori e figli, cresciuti assieme con le canzoni del Liga, come lo stesso Luciano ricorda nei suoi monologhi, brevi ma intensi, che hanno toccato le corde dell’anima, parlando di sogni, cadute e rinascite, di provincia e di libertà, di mare che manca a Correggio, e di fossi che viceversa abbondano, e che conosce molto bene. C oncetti che da sempre sono il cuore pulsante della sua poetica. I temi sono forti, dalle guerra a Gaza e Ucraina, e proprio in questa notte possiamo aggiungere l’Iran, al lavoro, alle donne, ai rapporti sociali e personali con la divinità, tutti temi che sono spiegati dallo stesso Luciano nei virgolettati a seguire.
Il momento clou della serata, come preannunciato dal titolo del concerto, è arrivato con l’esecuzione di “Certe Notti”. Quando le prime note della chitarra acustica hanno riempito l’aria, un silenzio quasi reverenziale ha avvolto Campovolo, presto rotto da un unico, potente coro che ha accompagnato Ligabue in ogni singola parola. Migliaia di cellulari illuminavano l’oscurità come piccole stelle, creando un’atmosfera magica e commovente, un momento di pura connessione tra l’artista e la sua gente. È stato un brivido collettivo, la conferma che quella canzone non è solo un brano, ma un frammento di vita per intere generazioni.
E a chiudere la serata l’annuncio della terza data dell’evento “Certe Notti”; dedicata al nord, ad un anno esatto da oggi, il 20 giugno 2026 i ragazzi che sono sempre in giro, si fermeranno in quel di Milano. Ma l’inesauribile mente di Salzano con la sua FeP, ha deciso di scommettere anche sulla versione del Liga transfrontaliera, ed ecco quindi arrivare anche un bill europeo a completare la festa:
Queste le date di “CERTE NOTTI IN EUROPA”:
1° maggio | Barcellona – Razzmatazz
2 maggio | Madrid – Sala Riviera
8 maggio | Parigi – Olympia
9 maggio | Londra – 02 SHEPHERD’S BUSH
11 maggio | Utrecht – Tivolivredenburg Ronda
12 maggio | Bruxelles – Cirque Royal
14 maggio | Lussemburgo – Rockhal
16 maggio | Zurigo – The Hall
MAURIZIO DONINI
Photoset by MAURIZIO BRESCIANI per gentile concessione di Parole e Dintorni
Credits: si ringrazia Parole e Dintorni e Friends and Partners per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
Le dichiarazioni di Luciano Ligabue:
[Uso dell’intelligenza artificiale nello show]
“È chiaro che, quando hai a disposizione una tecnologia come l’intelligenza artificiale, sta a te capire fino a che punto usarla. Noi abbiamo cercato di usarla per creare realtà che non esistono, per esempio mettere insieme i capi del mondo che brindano su una navicella spaziale. Serve, se la si usa con la giusta parsimonia, per arricchire i contenuti. Devo dire che, in particolare, c’è il contributo visivo in Cosa vuoi che sia: durante il pezzo scorreranno dati sul riscaldamento globale, che è un tema che, sempre di più, i capi del mondo vogliono mettere sotto il tappeto… e quell’immagine della Las Vegas post-apocalittica che si vede è molto forte ed era impossibile realizzarla senza l’intelligenza artificiale.”
[Il simbolismo di Las Vegas nello show]
“Nel concerto porto soprattutto la Las Vegas dello svago e quella che è al centro della corruzione. È centrale per noi perché Campovolo è il posto delle feste. C’è quella parte di divertimento che è ben chiara e in qualche modo è stata ispirata da quello che abbiamo fatto 30 anni fa con il video di “Viva”, ambientato a Las Vegas, in cui indosso giacche stile Elvis. Las Vegas rappresenta un po’ tutto e il contrario di tutto, ed è un’immagine fortissima per questo momento storico.”
[Sull’esordio del figlio Lenny come batterista a Campovolo]
“Ti garantisco che durante le prove del suo primo Campovolo Lenny non ha mostrato incertezze. Ha fatto delle prove magnifiche. Sto cercando di trasmettergli che abbiamo dei privilegi enormi, come quello di vivere giornate come questa. E se tutto andrà come deve andare, abbiamo anche l’impegno di godere l’emozione che questo comporta. Ma se l’emozione ti sovrasta, può crearti problemi nella performance. Lo sto rassicurando il più possibile. Il salto dai teatri a questo spazio è importante, ma lui è talmente ‘il mio batterista’ che era impensabile non averlo anche qui.”
[Sulle responsabilità sociali e i temi del concerto]
“Io ho avuto un sogno che sembrava molto vicino a una realtà e che si è formato nella mia adolescenza. Negli anni Settanta pensavo che il mondo si potesse cambiare, rendendolo più praticabile, giusto, equo, vivibile. In quel periodo operai, studenti e intellettuali andavano nella stessa direzione. Oggi quello che vedo è l’esatto opposto di quel sogno. Cosa si può fare? Ci sarebbe da smontare tutto, ma di sicuro non può farlo un cantante. Quello che possiamo fare è ricordare che non si può ignorare il riscaldamento globale, come non possiamo continuare a pensare in termini di riarmo e guerra, come stiamo vedendo in questo periodo. Credo che una speranza per il futuro passi per forza dal genere femminile.”
[Sul futuro discografico e la scrittura]
“Io non smetto mai di scrivere. Per me non è solo un impegno rispetto a una serie di ascoltatori ideali, è proprio un piacere. È vero quello che si dice: scrivere è terapeutico. Scrivo costantemente, potrei fare se volessimo due o tre album in questo momento, ma pubblicare è un’altra cosa. È diventato un mondo diverso, e quindi quando si sceglie di pubblicare lo si fa con più parsimonia, cautela, pensando più a lungo. Vedremo quando sarà il momento.”
[Riguardo al “gigantismo musicale” e la corsa ai numeri]
“Non sono informatissimo sulla nuova musica in Italia però non ci vuole molto a capire che è diventato un mondo maledettamente competitivo. Se da un giorno all’altro, dal provino in casa, non arrivi il giorno dopo a fare uno stadio, sembra ci sia qualcosa che non va. Ci deve essere invece un tempo di maturazione e quindi se queste tecniche, esistono veramente e sono messe in atto non fanno bene di sicuro né alla musica né agli stessi artisti.”
[Sul significato personale di Lettera A G e l’album Nome e Cognome]
“Sono passati vent’anni dall’album da cui è scaturito Campovolo. Vent’anni e qualche mese fa, infatti, ho scritto “Nome e Cognome” in un momento personale molto forte, potente. Avevo perso mio padre da poco tempo, avevo perso questo mio cugino che era come un fratello, questo G a cui “Lettera A G” è scritta, mi ero separato dalla moglie, avevo una nuova relazione e avevo avuto una figlia. Tutto questo è diventato “Nome e Cognome” per cui le canzoni sono disseminate di queste esperienze. Chiamai il mio amico attuale ed ex manager Claudio Majoli e gli dissi “questo album lo devo presentare qui perché è molto personale” e lui mi disse di aspettare perché sarebbe arrivato con una proposta, e venne con la planimetria di Campovolo, allora gli dissi di nuovo “non è proprio il posto in cui uno pensa una cosa così intima” e mi disse di fare un concerto qui e poi saremmo arrivati al contesto intimo. Da lì nasce Campovolo e “Lettera A G” diventa uno dei motivi per celebrare “Nome e Cognome”.
[Sul fenomeno Campovolo e le “magie” vissute]
“Campovolo è qualcosa che ci è sfuggito quasi dalle mani all’inizio. Tornando a 20 anni fa, io e Majoli ci eravamo serviti di due agenzie per realizzare un concerto del genere; nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe venuta così tanta gente. Man mano vedevamo che la gente era tanta e ci venne suggerito di provare ad avere 4 palchi per raggiungerli tutti, ma non funzionò, anche se l’intenzione era giusta. Ricordo che cosa è successo con “Urlando contro il cielo” in chiusura di quel concerto, ricordo bene i fotogrammi della gente che urlava. Via via che si sono fatti gli altri Campovolo, ogni volta c’era la sensazione che la festa non si esauriva con il concerto, e da qui è partita l’idea di questi due giorni di festa. Quando mio fratello ha fondato il fanclub abbiamo notato come la gente si conoscesse facilmente: da lì sono nate amicizie, relazioni, famiglie”.
[Sul messaggio di Pace e su Gaza]
“Su Gaza ogni parola rischia di diventare superflua perché è tale l’orrore e l’indignazione che si rischia sempre di aggiungere qualcosa che perde effetto, però non possiamo assolutamente non ricordare che noi abbiamo bisogno di pensare che ci sia una fine a questo massacro. Abbiamo quindi deciso di recuperare uno speech di Benigni in cui allo stesso tempo, indignato ma commosso, affronta il tema dei bambini vittime della guerra, e se non lo senti veramente quel dolore non sei un essere umano. Denunceremo il fatto che non c’è solo Gaza: c’è l’Ucraina, c’è il Sudan, ci sono 56 conflitti in corso nel mondo e alla fine di questo ricorderò che ventisei anni fa usciva “Il mio nome è mai più” e il suo messaggio è esattamente quello che continuo a pensare.”
[Sul livello dello show]
“Non mi sono ispirato a qualcuno: vengo da più di 30 concerti nei teatri dove al centro c’era la musica, e mi sono proiettato in una realtà che non posso non ricordare: è il quinto Campovolo, e per fare in modo che sia almeno all’altezza dei precedenti, sperando addirittura di alzare ancora un pochino l’asticella, abbiamo lavorato sodo tanto tempo e lavorare sodo per me vuol dire confrontarmi con una squadra di cui ho totale fiducia. Nell’ultimo anno si sono aggiunti Jacopo Pesce e Max Brigante, che ci hanno permesso di allargare l’idea di questo concerto. Ad esempio, il concept di Las Vegas viene da loro.
[Sulle radici reggiane nella sua arte]
“Ho 65 anni e li ho vissuti tutti qui. Sono legatissimo alle mie radici, ma ad esempio mia figlia non lo è visto che vive a Milano, mentre Lenny sotto questo punto di vista mi somiglia molto. Credo che il mio legame con le radici sia finito nel mio lavoro. La visione del mondo di una persona passa attraverso le informazioni che riceve ma il contesto attorno a te ne dà tante altre.”
[“Hai un momento Dio” e il rapporto con la figura di Dio]
“Penso che a Dio scriverei le stesse cose che ho scritto in “Hai un momento Dio” perché avevo voglia e ho voglia ancora di umanizzare un po’ la sua figura. Uno dei motivi per cui mi sono allontanato dalla religione cattolica è il concetto che ci sia questa distanza estrema per cui di lui si deve avere timore e soggezione, senza considerare tutto quello che attorno c’è e che ha a che fare con la liturgia. Nel tempo tutte queste cose mi hanno prodotto un bisogno di leggerezza tale per cui ho detto ‘proviamo invece adesso a pensare che sia possibile questa cosa, no? non ti voglio disturbare ma facciamo due chiacchiere’. In “Dedicato a noi” c’era un’altra canzone che si chiama “Chissà se Dio si sente solo” ed è un’immagine a cui nessuno pensa mai. Chissà se quindi si sente come noi”.
[“Il mio nome è mai più”, riedizione del brano, spazio per un brano del genere oggi o di un live sui conflitti e crisi umanitaria]
“Le canzoni si possono scrivere, si può esprimere la propria indignazione, non so se possono avere lo stesso effetto rispetto alla massa di informazione di cui siamo costantemente sovrastati. Oggi ci sono anche i social, ma all’epoca si vendevano dischi fisici con cui, con i soldi ricavati, si realizzavano tante iniziative. Con Il mio nome è mai più abbiamo permesso a Emergency di costruire due ospedali in Afghanistan, io non so se oggi con lo streaming, anche con un successo pazzesco, si riesca a dare un contributo concreto in questi termini. Sicuramente, c’è un contributo di carattere culturale, ma sono cose molto difficili da realizzare, soprattutto se davanti non hai un obiettivo così chiaro. C’è da aggiungere che Il mio nome è mai più è uscito 26 anni fa e all’epoca usciva un millesimo della musica che esce oggi: una canzone adesso dura da una settimana a un mese e mezzo per le più fortunate; il segno che lascia una canzone è diverso, io mi reputo fortunato per aver vissuto quei momenti.
[Live Aid, c’è possibilità di fare un concerto simile oggi]
Io ti posso parlare dei due eventi di beneficenza realizzati qui, Italia Loves Emilia e Italia Loves Romagna. Il primo citato è stato eccezionale, si è creata una magia grazie alla disponibilità di ogni artista.
Prima band:
Fede Poggipollini – chitarra
Max Cottafavi – chitarra
Luciano Luisi – tastiere
Davide Pezzin – basso
Lenny Ligabue – batteria
Seconda band:
Max Cottafavi (chitarra)
Giovanni Marani (tastiere)
Gianfranco Fornaciari (tastiere)
Mirko Consolini (chitarra)
Gigi Cavalli Cocchi (batteria)
Paola Caruso – ballerina su “Piccola stella senza cielo”
Terza band:
Mel Previte (chitarra)
Fede Poggipollini (chitarra)
Luciano Luisi (tastiere)
Antonio Righetti (basso)
Robby Pellati (batteria)
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SETLIST:
0. CERTE NOTTI / base, momento karaoke
1. I RAGAZZI SONO IN GIRO
2. QUESTA È LA MIA VITA
3. I DURI HANNO DUE CUORI
4. LA METÀ DELLA MELA
5. LAMBRUSCO E POP CORN
6. IL GIORNO DEI GIORNI
7. COSA VUOI CHE SIA
8. LE DONNE LO SANNO
9. LETTERA A G.
10. HAPPY HOUR
Momento karaoke L’amore conta
11. FIGLIO DI UN CANE
12. BAMBOLINA E BARRACUDA
13. NON È TEMPO PER NOI
14. PICCOLA STELLA SENZA CIELO
15. BALLIAMO SUL MONDO
(……chiusura Marlon Brando)
Momento karaoke Sogni di Rock’n’Roll
16. BUON COMPLEANNO ELVIS
17. QUELLA CHE NON SEI
18. SEDUTO IN RIVA AL FOSSO
19. VIVO MORTO O X
20. HAI UN MOMENTO DIO
21. SI VIENE E SI VA
22. IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE
23. IL MIO NOME E’ MAI PIU’/ LEGGERO
24. VIVA!
25. A CHE ORA È LA FINE DEL MONDO?
26. TRA PALCO E REALTÀ
BIS
27. URLANDO CONTRO IL CIELO
28. CERTE NOTTI
(Finale su ‘Non cambierei questa vita con nessuna altra – presentazione musicisti’)


CEO & Founder di TuttoRock - Supervisore Informatico, Redattore della sezione Europa in un quotidiano, Opinionist in vari blog, dopo varie esperienze in numerose webzine musicali, stanco dei recinti mentali e di genere, ho deciso di fondare un luogo ove riunire Musica, Arte, Cultura, Idee.