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JUDITH OWEN “Live in Italy!” – Live @ Bravo Caffè, Bologna 27-10-2016ï» …

JUDITH OWEN “Live in Italy!” – Live @ Bravo Caffè, Bologna 27-10-2016ï» …

“This stage is piccolo”, premette Judith Owen, nel suo anglitaliano. E in effetti il palco del Bravo Caffè di Bologna, paragonato a quello della Salumeria della Musica di Milano dove ha suonato il giorno prima, è stretto assai, per cinque musicisti. Così, niente piano a mezza coda come nella notte meneghina, ma una semplice tastiera per lei e la band si sistema alla meglio. Il risultato è molto, molto intimo. Judith Owen pratica un easy listening di classe, molto californiano, ben sorretta della maestria ritmica del bassista Lee Sklar e del batterista Russ Kunkel, non per nulla chiamati “The Section”, due che hanno suonato con James Taylor, Neil Young, Crosby Stills & Nash, Jackson Browne, Bob Dylan, Phil Collins e molti altri ancora. Fanno ditta, adesso, con questa songwriter gallese adottata dall’America (vive tra New Orleans e Londra), che si ispira a Carole King ma anche a Cole Porter, a Joni Mitchell e pure a Stevie Wonder. Il risultato è un melange di pop cantautorale e soft jazz, con spruzzate ben dosate di blues e rythm and blues. La Owen, che inizia con “I’ve never been to Texas”, ricorda a tratti una Rickie Lee Jones meno alcolica, certe cose di Carly Simon, per la voce che diventa a tratti profonda, alternando ballate e brani dal beat più marcato.
 
Impreziosiscono il sound il percussionista Pedro Segundo (house drummer al Ronnie Scott’s di Londra) e la violoncellista Gabriella Swallow (che ha lavorato con Sade e Skunk Anansie). la Owen presenta per intero il nuovo album “Somebody’s Child”, stesso titolo di una ballata intimistica, destreggiandosi tra raffinatezze pop e urgenza soul, parla – fin troppo, siamo qui per la musica – con il pubblico, introducendo ogni canzone, ce l’ha con le Kardashians e Donald Trump, gesticola tanto. Insomma, ha poco di europeo e molto di americano, mentre Sklar imperturbabile con la sua lunga barba bianca da Gandalf punteggia il suono e Kunkel è una macchina da ritmo, insieme a Segundo e lei dedica “No More Goodbye” al padre. I picchi del concerto sono una jazz bossanova con tutti gli elementi scatenati a dovere e poi una versione sincopata di “Aquarius” dal musical “Hair” che la cantautrice definisce “un pezzo per andare totalmente fuori di testa”. Non troppo, però: la vioncellista ci infila anche una citazione di “O sole mio”.
 
C’è anche “More than This”, in chiave rarefatta, omaggio a Brian Ferry con cui è stata in tour lo scorso anno. Il concerto si snoda piacevolmente fino alla conclusiva “The Rain is Gonna Fall on Me”, che è anche l’ultimo brano dell’album. Ne sta scrivendo un altro, e sta registrando negli studi Forum di Roma, affascinata dal fatto che li usi anche Ennio Morricone, idolo di tanti musicisti. Una serata di gradevole pop-jazz, senza troppe emozioni, ben suonato, ma un po’ troppo controllato, che non va dritto al cuore.
 
PAOLO REDAELLI
Photoset by DANIELE AVERSANO
 
Credits: si ringrazia il Bravo Caffè per la solita straordinaria disponibilità e perfetta organizzazione dell’evento.