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GLEN HANSARD @ Teatro Auditorium Manzoni, Bologna

GLEN HANSARD @ Teatro Auditorium Manzoni, Bologna

glen hansard bologna andrea nascetti 46

Dopo una mezzoretta di esibizione della cantautrice irlandese Nina Hynes, che scherza utilizzando alcune parole in italiano coinvolgendo gli ancora pochi presenti in sala, il bellissimo Auditorium Teatro Manzoni di Bologna si va via via riempiendo fino ad essere quasi al completo poco dopo le 21, quando sale sul palco l’attesissimo cantautore irlandese Glen Hansard, divenuto famoso al grande pubblico quando nel 2008 vinse il Premio Oscar per la miglior canzone, “Falling Slowly”, questa sera eseguita come penultimo brano e contenuta nel film Once dove egli era protagonista insieme a Markéta Irglová, che con lui formava sentimentalmente una coppia ed artisticamente il duo “The Swell Season”. L’ex busker di Dublino ne ha fatta parecchia di strada da allora e, a quasi 50 anni, si presenta in ottima forma in completo nero dimostrando che la sua attitudine non è cambiata per niente, l’energia scambiata con il pubblico è di quella pura, genuina, lui stesso al microfono pronuncia la frase “Il pubblico italiano chiede molto ma è capace di dare tantissimo”. Le parole riguardanti il nostro Paese non finisicono qui, c’è spazio per il ricordo della sua esibizione di quattro anni fa al festival estivo bolognese Botanique e per la splendida “My Little Ruin”,  dedicata alla città di Venezia dopo la terribile mareggiata di un paio di giorni fa che ha colpito la Serenissima. Le emozioni sono tante, di vario tipo, ci si commuove molto quando Glen dedica l’intensa “Leave a Light” all’amico scomparso Danny Sheehy, suo compagno d’avventure durante il cammino di Santiago di Compostela. I compagni del viaggio musicale di questa sera invece sono 6, che si dividono tra chitarre elettriche ed acustiche, batteria e percussioni, tastiere, basso, mandola, contrabbasso, sax e che si rivelano perfetti soprattutto nell’esecuzione dei brani dell’ultimo bellissimo album “This Wild Willing”, meno folk dei precedenti, che dimostra la grande maturità e le enormi capacità e conoscenze di Glen che producono anche melodie orientaleggianti presenti ad esempio in “Race to the Bottom”. Sono 7 i brani estratti da questo LP nelle due ore e mezza che oserei definire alienanti, ovviamente considerando solo l’aspetto positivo del termine. Il cantautore ammalia i presenti soprattutto quando si siede al piano ad eseguire un brano malinconico e sofferto come “Bird of Sorrow” e quando intona le canzoni del suo precedente duo già citato, come nel caso di “The Moon”, una vera e propria poesia dedicata al Satellite della nostra Terra, interpretata in maniera eccelsa.

Non ci sono però solamente note malinconiche in questa “Wonderful Night”, come spesso viene chiamata da Glen, c’è spazio anche per il divertimento ed il ritmo, da brani blues come “Way Back in the Way Back When”, al duetto con Nina Hynes nel brano “The World” da lei scritto per finire nella conclusiva cover dei Suicide “Dream Baby Dream”, dove vengono invitati sul palco gli occupanti delle prime file in un tripudio di salti, abbracci, applausi che celebrano un artista con la A maiuscola, un interprete magistrale ma anche un distributore naturale di energie ed emozioni, un musicista totale.

Caro Glen, torna presto a trovarci!

MARCO PRITONI

Photoset by ANDREA NASCETTI

Credits: si ringrazia DNA Concerti per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

SETLIST:
I’ll Be You, Be Me
The Moon (The Swell Season song)
My Little Ruin
When Your Mind’s Made Up (The Swell Season song)
Bird of Sorrow
Time Will Be the Healer
The Closing Door
Race to the Bottom
Didn’t He Ramble
Leave a Light
The Storm, It’s Coming
Brother’s Keeper
Way Back in the Way Back When
Grace Beneath the Pines
Looking for Someone (Interference cover)
Her Mercy
Fool’s Game
Encore:
Song of Good Hope
The World (Nina Hynes cover)
Good Life of Song
Falling Slowly (The Swell Season song)
Dream Baby Dream (Suicide cover)

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