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DRAMALOVE – “DAMMI UN SEGNO” IL RITORNO DELLA ROCK BAND TORINESE

DRAMALOVE – “DAMMI UN SEGNO” IL RITORNO DELLA ROCK BAND TORINESE

Tornano in Italia i Dramalove con un brano intenso. Dopo essere stati a Londra e aver pubblicato per cinque anni soltanto brani in inglese, la band torinese Dramalove fa ritorno sulla scena discografica italiana con “Dammi Un Segno“, il primo di una serie di singoli che anticipano il loro nuovo progetto artistico un album in uscita entro al fine del 2022.  I Dramalove sono una rock band fondata a Torino nel 2007 dai fratelli gemelli Diego e Riccardo Soncin, rispettivamente voce/chitarra e basso e da Luca Menegon alla batteria.  Molte le influenze e le ispirazioni (alternative- indie, progressive-metal, molte le sfumature, numerosi i tratteggi pregiati) dai Muse ai Placebo passando anche per i Verdena.
Scritto da Diego Soncin, il brano “Dammi Un Segno” ha sfumature rock e un tratteggio riconoscibilissimo che il frontman della band torinese ha voluto dedicare al padre – come ci ha raccontato nell’intervista – purtroppo scomparso quando Diego e suo fratello Riccardo erano giovanissimi.  Una canzone “molto personale”, la definiscono, uno dei brani forse più intimi e personale del gruppo. Non è facile metabolizzare il lutto di una persona cara, ci vuole tempo per superare l’evento traumatico: non va via il dolore della perdita ma si è consapevoli che non vedremo più la persona amata, resterà il ricordo e l’insegnamento. Si imparerà “a conviverci” – come ci racconta Diego nell’intervista. Il grande dolore che ci provoca la morte deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo esiste qualcosa che è solo suo e che va perduto per sempre, tranne il ricordo. Questi sono i sentimenti espressi in maniera profonda e intensa dalla band e dallo stesso brano, ed ascoltando la canzone emergono con la loro potenza.
Li abbiamo raggiunti e intervistati per Tuttorock:

Diego, come nasce “Dammi un segno?” E’ dedicata alla figura di tuo padre, purtroppo scomparso:
“Si, spesso eventi di una certa portata come un lutto richiedono tempo per venire assimilati. Ci sono voluti un po’ di anni, avevo questa melodia molto commovente in testa e quando il testo è arrivato, ho subito messo insieme le due cose. Il più delle volte però testo e melodia nascono quasi insieme, e in pochi minuti la canzone è pronta. In particolare in “Dammi Un Segno” mi rivolgo a mio papà come se fosse ancora qui con me e chiedo una guida, una direzione, un segno appunto. Credo che chiunque abbia perso una persona importante si possa rivedere nel testo”

Quanto sono importanti per voi la narrazione, la scrittura?
“Specialmente nello scrivere canzoni in italiano, direi che sono fondamentali. L’ascoltatore viene preso per mano e portato in una nuova realtà, credo che sia questo alle fondamenta del bisogno di ascoltare musica: venire proiettati in un nuovo mondo. Se non si ha niente da dire, tanto vale fare musica strumentale, senza testo. Tornare a scrivere nella nostra madrelingua è un vero piacere, si ha l’opportunità di aggiungere identità e potenza al messaggio. E poi diciamolo, la lingua italiana è bellissima”

Perdere una persona cara è una ferita molto lenta a cicatrizzarsi e il metabolizzare il lutto è cosa lenta. La scrittura ti aiuta?
“Hai centrato in pieno: per me la scrittura è praticamente una specie di auto-psicanalisi. Credo che sia ciò che mi ha tenuto sano di mente per tutti questi anni. Certi eventi e traumi non si superano mai del tutto, si impara a solo a conviverci, e mettere pensieri, paure e speranze nero su bianco aiuta moltissimo”

Che cosa rappresenta la musica per te, per voi?
“La musica è quanto di più intangibile ci sia ma allo stesso tempo ha il potere di smuovere mondi, cambiare l’assetto molecolare di chi/cosa la ascolta, insomma c’è poca distinzione tra i termini musica e vita. E’ vero che scientificamente possiamo misurare l’intensità di alcune frequenze, ma davvero non si può risalire utilizzando l’intelletto all’origine di una melodia, o dell’emozione che scaturisce. Si potrebbe quasi dire che abbiamo chiamato musica ciò che non riusciamo esattamente a individuare, un pò come si fa con Dio. Ecco questo descrive abbastanza bene la mia idea di musica”

Una pandemia, lunga due anni, e le categorie spettacolo e musica in grandissima difficoltà. Ora una guerra, nel cuore dell’Europa, con una enorme emergenza umanitaria, un esodo biblico. La Storia non ci insegna nulla, l’umanità ha perso di vista il suo valore?
“L’umanità percorre dei cicli in un vasto percorso di evoluzione, di cui siamo fortunati a far parte per un breve periodo. La pandemia, l’attenzione più mirata al problema del razzismo, la guerra nell’Est Europa che bolle in pentola da anni e che ora esplode, e molto altro: è quasi come se il pianeta in questo nuovo decennio voglia risolvere una serie di problemi, ripulirsi, cambiare frequenza per salire di un’ottava. Ciò che non serve e chi non vorrà capire verrà lasciato indietro. Quindi è nostro dovere e responsabilità non fermarci alle notizie che ci vengono propinate dai media mainstream, abbiamo la fortuna di avere accesso al mondo tramite un telefono cellulare, l’ignoranza è un lusso che non possiamo più permetterci. Bisogna perlomeno saper prendere una posizione, poi vada come vada, ma non potremo dire che non sapevamo. Sono un ottimista per natura e spero sempre nel lieto fine, spero sempre che una gigantesca ondata di luce investa i cuori dei potenti per una netta inversione di marcia e apertura verso l’amore. Se non sarà così, allora vorrà dire che combatteremo con i pugni e con i denti – parlo a nome di chi finisce a lavare i piatti aspettando di poter tornare a fare concerti, di chi imbraccia un fucile per difendere la propria nazione, and so on”

Progetti prossimi? Puoi dire qualcosa a proposito della lavorazione dell’album?
“Abbiamo cominciato una promettente collaborazione con KNTNR, una nuova etichetta discografica di Milano che unisce in una maniera figa e originale eventi fashion e moda con musica live (i due settori vanno sempre più a braccetto). Pubblicheremo una serie di singoli in italiano fino ad approdare a un disco, in data ancora da decidersi. Nel frattempo la produzione di materiale in inglese, a respiro più internazionale, non si ferma e siamo al lavoro su una serie di concerti per quest’estate”

Musica resiliente, resistente o entrambe?
“Entrambe. Questa è un’industria che ogni sei mesi cambia totalmente traiettoria per cui bisogna fare del cambiamento un’abitudine ed in quanto artisti abbiamo una responsabilità di raccontare i tempi che corrono, in modi sempre nuovi. Quindi sì, resilienza, resistenza e aggiungerei: musica onesta”

Alessandra Paparelli