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“LOVER OF LIFE, SINGER OF SONGS”

“LOVER OF LIFE, SINGER OF SONGS”

 

Nel venticinquesimo anniversario della morte di Freddie Mercury,  scomparso il 24 Novembre del 1991, attraverso un’edizione  speciale  dell’  “Almanacco Mercury”, la rubrica giornaliera che ricorda fatti e curiosità legati alla storia della musica, vogliamo ricordare il mito.   Quest’ anno,  tra l’altro, “The king of Queen”, avrebbe compiuto 70 anni.

Difficile capire da dove iniziare, e soprattutto cosa scrivere, quando si tratta di un personaggio di quel calibro. Riportare qualsiasi   informazione “biografica” sulla sua vita, la sua carriera, la sua malattia, la sua morte, credo sia superfluo.  Per il fatto che Freddie fu un artista incredibile, sul quale si è già detto e scritto tanto.   Lui fu  cantante, musicista, compositore, genio assoluto e sperimentatore, e viene  considerato da molti  il più grande frontman di tutti i tempi,  capace di far cantare all’unisono, con un gesto della mano, folle oceaniche.  Un uomo che incantava le platee  con la sua sola presenza sul palco. Un uomo   la cui memoria è ancora più viva che mai.  Per questo motivo, invece di scrivere scontatissimi fiumi di parole per decantarne  gesta o tesserne le lodi, abbiamo deciso di  ricordarlo  attraverso  una serie di aneddoti e di curiosità che lo riguardano. Alcuni  probabilmente già molto noti, altri di sicuro più sconosciuti.
Uno dei più famosi è certamente quello che riguarda la genesi di “Crazy Little Thing Called Love”, un famosissimo singolo pubblicato nell’album “The Game” del 1980. Peter Hince, roadie e assistente personale di Freddie Mercury, racconta che il cantante impiegò solo dieci minuti a creare il “giro” di accordi  e lo fece   mentre si trovava in una camera d’albergo a Monaco di Baviera.  Accadde infatti che, mentre canticchiava nella vasca da bagno, a un certo punto urlò  a Peter, che si trovava nella stanza accanto, di prendergli immediatamente la chitarra. Nel frattempo   era uscito dal bagno, avvolto in un asciugamano, ed afferrata la chitarra iniziò a strimpellare quei tre accordi che diventeranno il marchio distintivo della canzone. In breve tempo i due raggiunsero i Music Land Studios, dove Freddie si unì al resto dei Queen.  La registrazione avvenne in mezz’ora.
Freddie arrivò negli Smile,  in cui militavano Brian May e Roger Taylor,  in sostituzione del loro cantante  Tim Staffel. Dal momento in cui entrò, iniziò a rivoluzionare tutto,  decidendo che si sarebbero chiamati Queen, studiando il loro look “on stage”, ma soprattutto creando il  logo della band. Quello dei Queen  è indubbiamente uno dei loghi  più complessi della storia del rock.  Vi sarete chiesti spesso che cosa rappresenti.  Ecco la spiegazione.  Disegnato appunto da   Mercury nel ’73 (e poi rivisitato leggermente) nell’ultima versione  il logo è composto, oltre che dalla scritta col nome della band,  da diversi animali,  che cingono la corona contenuta dentro alla “Q”. Gli animali sono  i segni zodiacali dei quattro membri della band , e  un’araba fenice (l’uccello che rinasce dalle proprie  ceneri, simbolo di immortalità).  A destra e a sinistra della “Q”  si notano infatti due leoni (segno zodiacale di Deacon e Taylor), sopra la “Q” potete notare un granchio (May è del Cancro ) e sotto la Q si trovano due donne, che rappresentano il segno zodiacale  della Vergine (Mercury) . Sopra al granchio possiamo notare la fenice.
Abbiamo già intuito che Mr. Mercury aveva un caratterino abbastanza forte e comunque parecchio complicato e difficile. Tantissimi sono gli episodi che riguardano questo aspetto.  Un aneddoto  divertente ci racconta di un  un litigio tra lui e Brian May.  Accadde prima del mitico  concerto al Rainbow Theatre, nel   1974. Quella sera Freddie era più “narciso” del solito (era un po’ più “Freddie” del solito, se possiamo rendere l’idea!), ostacolando anche i preparativi, con i suoi atteggiamenti da diva.  Brian, esasperato, ad un certo punto  lo chiamò “Vecchia Baldracca”. Freddie   si offese tantissimo,  scappò via, e si chiuse dentro ad un furgone. Al momento del soundcheck , ovviamente, non riuscivano a trovarlo da nessuna parte. Provarono a cercarlo tutti, chiamandolo ripetutamente, ma senza risultato. Quindi Brian fece alzare  al massimo il volume dell’impianto, e urlò nel microfono: “Freddie, ciccino dove seiiii?”. A questo punto la nostra regina non poteva sottrarsi ad una chiamata così “pubblica”, e dopo un po’ si presentò sul palco per le prove, comunque seccatissimo. In ogni caso il concerto andò benissimo, tanto che il “Live at The Rainbow ’74 “, di cui un paio di anni fa è uscita una meravigliosa edizione rimasterizzata,  è considerato uno dei  migliori  della band.
Un altro episodio buffo  accadde in occasione di uno dei loro  primi concerti degli anni Settanta. Freddie, prima di andare in scena, era sul palco che stava  provando alcuni movimenti. All’improvviso, pare a causa  di uno dei suoi  gesti teatralissimi con le braccia, stavolta probabilmente un po’ troppo azzardato, perse uno dei suoi braccialetti preferiti. Uno di quelli che abbinava sempre  alle sue tutine . Quando si accorse che il bracciale non era più al polso, perse la ragione. Disperato e in lacrime, iniziò a cercarlo per tutta la zona palco, dicendo che senza quel monile era escluso che andasse in scena. Al che, agli altri tre non restò altro che darsi da fare per trovarlo. Si misero carponi, ed iniziarono a cercarlo assieme a lui. Non so voi, ma io mi immagino la scena davvero molto comica,  con Freddie che urla  come un ossesso perchè non trova il bracciale, e gli altri tre che imprecano sottovoce, mentre camminano a gattoni per cercarlo.  Alla fine, “tutto è bene quel che finisce bene”: dopo pochi minuti di ricerche il bracciale fu trovato, sembra dietro alla   batteria di Roger .
Un certo caratterino, quindi. Come dimostrò quello che successe nel caso del brano “I’m In Love With My Car”, composta ed interpretata da Roger Taylor, e contenuta nell’ Album “A Night at the Opera”.  Dovete sapere che il brano  è  stato  pubblicato come B-Side dell’ immensa  “Bohemian Rhapsody” perchè Roger, innamoratissimo della sua canzone, aveva  minacciato Freddie dicendogli: “Se non dai il tuo consenso a metterla come b-side del singolo, mi chiudo dentro un armadio e non esco più!”.  Sembra che Roger, dentro a quell’armadio, ci sia stato per molte ore,  visto il rifiuto iniziale di Freddie. Che gliela fece sudare. Alla fine, però,  come sappiamo tutti il brano fu pubblicato.
Sempre parlando di canzoni, sembra che (secondo quanto riportato nel libro di Jim Hutton “Mercury and Me” -titolo italiano “I miei anni con Freddie Mercury”) la canzone “I’m Going Slightly Mad” (contenuta nell’album “Innuendo” ) sia  nata dalla penna di Freddie a Garden Lodge durante una delle tante nottate spavalde in compagnia di Peter Straker. Jim racconta: “Freddie si dava da fare insieme a Peter per cercare di tirar fuori una sfilza di frasi folli, ognuna più buffa dell’altra. Lui lanciava strilli di entusiasmo quando saltavano fuori cose come ‘sto facendo la calza con un solo ferro’ e ‘in questi giorni sto guidando solo su tre ruote’. Ma il colpo da maestro fu ‘penso di essere un banano!’. Tuttavia c’è un’altra versione sulla genesi di questo brano, ancora più affascinante di quella di Jim e confermata da voci autorevoli! Durante un pranzo, all’inizio del 1990, i quattro componenti della band decisero di scrivere su dei tovaglioli di carta delle frasi strampalate e di mettere il tutto in un contenitore. Poi, con grande divertimento di tutti, le frasi venivano pescate a caso per formare dei versi o addirittura delle strofe intere. “I’m Going Slightly Mad” fu il risultato finale e, leggendo l’enigmatico testo, questa storia non sembra del tutto improbabile.
Se si racconta di questo artista immenso, non si può non menzionare quella che , durante i concerti, era una delle sue caratteristiche principali, e cioè il tipo di asta del microfono  . Non è un segreto per nessuno,  e lo si vede in tutti i filmati o in tutte le foto tratte dai live,  che  Mercury dal vivo cantasse  usando un microfono con un ‘asta “a metà”, cioè  senza la base (c’è chi addirittura insinuava che fosse  un simbolo fallico, essendo lui sempre   ironico, trasgressivo  e provocatore).  Nessuno però, tranne forse i fan, conosce l’origine di questa sua usanza. Sembra che durante uno dei primi concerti, mentre cantava, nel sollevare  l’asta del microfono la base si staccò.  La cosa gli piacque molto,  e diventò quindi un’abitudine, un suo tratto distintivo. Quando una volta qualcuno gli chiese perchè usasse il microfono in quel modo rispose candidamente: “Mio caro, tutti devono usare un qualche trucco,  per attirare l’attenzione! “. Beh, non credo comunque che lui ne avesse bisogno!.
Concludiamo questa carrellata raccontandovi della prima volta in cui la voce di Freddie apparve in una registrazione ufficiale.  Prima della pubblicazione del primo album dei Queen, infatti,  registrò  due canzoni insieme a Brian May e Roger Taylor sotto lo pseudonimo di Larry Lurex ,  un gioco di parole sul nome d’arte del cantante Gary Glitter . I brani  (registrati durante le session in cui veniva  testato l’allora nuovo De Lane Lea Studios) sono le cover di  “I Can Hear Music” delle Ronettes (resa però più famosa dai Beach Boys), e “Goin’ Back” , scritta da Carole King e resa famosa da   Dusty Springfield.  Questa loro versione di “Going Back” è amatissima dai fan, in quanto rappresenta il primo singolo “edito” con la sua voce. Un breve frammento di quest’ultima può essere ascoltato anche nella parte finale di “Mother Love”,  nell’album “Made in Heaven”, in cui è presente una sorta di commovente “flashback”, che inizia dai fasti di Wembley e termina con il pianto di un neonato.

Francesca Mercury